Chiunque abbia un figlio che frequentea l’asilo o la scuola dell’obbligo si scontrerà prima o poi con un caso di Pediculosi, ovvero i pidocchi. Conosciamo un po’ meglio il nemico: il ciclo vitale del pidocchio dura circa un mese e si attua attraverso tre stadi, in ognuno dei quali è mantenuta l’ematofagia (nutrirsi di sangue): uovo, ninfa, adulto.

Le uova (o lendini) sono inizialmente traslucide e hanno una forma ovale o piriforme, sono lunghe 0.5-1 mm e larghe 0.3 mm, sono quindi visibili ad occhio nudo; esse sono avvolte in un rivestimento chitinoso indispensabile per la loro sopravvivenza e stanno saldamente attaccate al fusto del capello in prossimità del cuoio capelluto grazie a delle sostanze appiccicose non solubili con acqua. Per questo si consiglia di immergere le pettinine in aceto caldo, in quanto aiuta lo scioglimento della colla e permette una rimozione più facile. Attenzione! Dopo i primi giorni il rivestimento dell’uovo si inspessisce e a quel punto i prodotti per il trattamento non agiscono più fino alla schiusura.

La schiusura delle uova avviene dopo 7-10 giorni dalla deposizione in particolari condizioni ambientali di temperatura e umidità; in questo stadio il pidocchio viene chiamato ninfa, e raggiunge lo stadio adulto dopo altri 7-10 giorni. Una volta diventato adulto comincia a riprodursi.

Sfatiamo alcuni miti: i pidocchi non saltano. Hanno la capacità di muoversi rapidamente (23 cm/minuto), ma comunque camminano. Pertanto il contagio può avvenire solo attraverso un contatto diretto delle teste o a contatto con un indumento infestato (come un cappello), visto che il pidocchio è in grado di vivere lontano dal cuoio capelluto per 1-3 giorni.

La sporcizia o la pulizia sono ininfluenti. Il pidocchio si nutre di sangue. Incide l’alcalinità del cuoio capelluto e il sebo prodotto, per questo ci sono persone più predisposte di altre a essere contagiate. Anche se c’è da dire che in un ambiente dove gli indumenti non vengono lavati con regolarità o alle giuste temperature e manca un controllo periodico dei capelli, è probabile che l’arrivo di un pidocchio passi inosservato e quindi il contagio si diffonda.

L’unica vera arma per prevenire è il controllo settimanale delle teste di tutta la famiglia con l’uso di un pettine a denti fitti. A quel punto si interviene tempestivamente con prodotti che contengono permetrina 1%. Il trattamento può essere ripetuto dopo una settimana: prima non ha senso a causa del ciclo vitale del pidocchio stesso. Non rifatelo se tutto va bene, ricordatevi che sono insetticidi!

Il pidocchio sopravvive a una temperatura compresa tra i 30° e i 37°. Pertanto troppo caldo o troppo freddo lo uccidono. Gli indumenti e le lenzuola andrebbero lavate perciò a temperature sopra i 40° (consigliati 60°), ma se si parla di maglioni, lavateli a mano in una bacinella col ghiaccio e i pettini metteteli in una bacinella con la soluzione di permetrina di notte sul balcone (o di nuovo con del ghiaccio).

La Circolare ministeriale n. 4 del 13 marzo 1998 afferma che:

  • nel caso di accertata pediculosi, se si esegue scrupolosamente la terapia, il bambino potrà tornare scuola il mattino dopo il primo trattamento con il certificato del medico curante; ecco questo è un punto un po’ oscuro…ma se mi accorgo la sera che il bambino ha i pidocchi? In teoria il giorno dopo lo tenete a casa e andate dal medico. In pratica se riuscite a cominciare già il trattamento la sera stessa potete fare un’autocertificazione da dare alla scuola.
  • in caso di sospetta pediculosi (per visione diretta delle uova o dei pidocchi o per frequente grattamento della testa) gli insegnanti daranno tempestiva comunicazione alla famiglia e l’alunno potrà rientrare a scuola con autocertificazione dei genitori che è stato effettuato il trattamento ed eventualmente sono state asportate le lendini oppure che il trattamento non è stato necessario per l’assenza di parassiti e/o di lendini;
  • nel caso si siano verificati casi sospetti nella classe, gli insegnanti, oltre alla procedura sopra descritta, inviteranno gli altri genitori ad una particolare attenzione al fenomeno;in caso di frequenti recidive, legate soprattutto alla scarsa sensibilità al problema da parte di alcuni genitori, è necessario che, per poter frequentare la comunità, i casi accertati e quelli sospetti esibiscano certificazione medica di non contagiosità e, nel caso questo non avvenga, gli alunni dovranno essere allontanati fino alla presentazione della documentazione necessaria;
  • qualora si verifichino situazioni di particolare gravità, la certificazione di non contagiosità potrà essere richiesta da parte del Direttore Didattico per intere classi;

Soprattutto non vergognamoci di avvertire la scuola se nostro figlio ha i pidocchi. Rischiamo di provocare un’epidemia e quindi ricadute anche per i nostri figli.

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