Questa volta, Katia ha voluto stimolarci un pò tutte con una provocazione in piena regola: mi ha mandato un articolo volutamente duro e sferzante, ma anche ricco di spunti di riflessione, pensieri che mettono in duscussione tutte noi donne e mamme “moderne” costringendoci a fermarci per un momento a pensare (o a ripensare) a noi stesse, al nostro ruolo, insomma, alla nostra vita, più in profondità!

Quando Katia è venuta a trovarci per la prima volta qui in ufficio, ci ha posto un questito: il questito che ora pone a tutte voi e sul quale vi invita a riflettere: ci lamentiamo spesso del tempo che manca, del tempo per noi stesse, per i nostri figli, per la casa, la famiglia…. ma siamo poi così sicure che, pur avendone l’opportunità, accetteremmo difare un passo indietro, di tornare a rivestire un ruolo esclusivamente familiare, rinunciando ad un ruolo anche da lavoratrice? Ma adesso, lascio a lei la parola:

Entrate, entrate. Accomodatevi pure. Adesso gusteremo insieme una buona tazza di tè e faremo una gradevole conversazione. Gradite del limone o del latte? Quanto zucchero? Assaggiate questi biscotti fatti in casa, sono deliziosi vero? Sono lieta che abbiate accettato il mio invito e in così elevato numero!

Lasciatevi guardare. Che bella generazione la vostra! Apparite forti e determinate e i vostri occhi sono occhi che tendono spesso a rimpicciolirsi in un atteggiamento di diffidente attesa. Giovani donne che camminano con passo spedito quasi a voler abbattere ogni simbolico ostacolo ad una ideologica indipendenza ereditata da altre generazioni.

Voi siete la risposta alla richiesta di dignità, urlata e sofferta da donne diverse da voi per collocazione storica e contestuale. Eppure apparite come il naturale prolungamento di quella sofferenza. La stessa voglia di rivendicazione, la stessa rabbia contrita di chi chiede parità di dignità e rispetto.

Ma i tempi hanno seguito il calendario dei vostri compleanni; le mamme e le nonne muse ispiratrici di modelli geneticamente modificati sono invecchiate e anch’esse modificate. E oggi mi piacerebbe lanciarvi delle provocazioni che hanno il solo scopo di portarci alla riflessione e al confronto costruttivo.

Vi siete mai fermate per vivisezionare la vostra vita? Come un abile chirurgo prendete il bisturi e incidete la cute con mano delicata ma sicura…

Alcune di voi hanno un buon lavoro, un guadagno dignitoso, uno o più figli, un discreto compagno spesso identificabile come marito, amici disponibili e altre voci che contribuiscono a fare da cornice a questo soddisfacente quadro.

Apparentemente, sembra la condizione ideale, ma quando operiamo a cuore aperto scopriamo un bubbone, un qualcosa che non dovrebbe esserci, che offende l’armonia della perfezione. Quella costante sensazione di  inadeguatezza, di incapacità di arrivare al compimento soddisfacente di tutti i ruoli.

Il lavoro che prende la mente e con lei ingaggia una battaglia per annientare altri contendenti; il cuore che si protende verso i cuccioli accuditi da madri in leasing; un rapporto di coppia che naviga con fatica dentro un amore sfiancato; una società che sembra promettere tanto ma poi spesso è incapace di mantenere.

Altre di voi invece hanno scelto o accettato il ruolo di madre e si dedicano ai figli.  Risparmiano sulle babysetters, risparmiano non pagando asilo nido e doposcuola, crescono con i figli e per i figli, è la loro una professione senza laurea e senza compenso. E’ quello che tante altre donne hanno fatto in passato e che certamente ha penalizzato la realizzazione sociale ed economica di molte di loro ma indubbiamente è stata significativamente positiva  per la stabilità di una società fondata sulla cellula sana del nucleo familiare.

Eppure anche in questa operazione il chirurgo si trova dinanzi a malformazioni spesso di natura maligna.
La società ha penalizzato la casalinga, ne ha fatto una chioccia ignorante mantenuta da un gallo arrogante. La società ha perso una grande figura imprenditoriale! Nessuna imprenditrice in nessuna azienda ha un ruolo così importante ed essenziale come una Home Manager. Ella genera, gestisce e consegna all’umanità individui sani moralmente e fisicamente.

E invece, la donna che sceglie di stare in casa è spesso logorata da un conflitto interiore che sfocia nella identica dolorante sensazione di inadeguatezza di cui sopra. Non lavorare equivale a non produrre, non produrre equivale a non guadagnare, non guadagnare nella nostra società equivale a non avere una credibilità convalidata dal possesso.

E infine vi sono alcune di voi che vorrebbero dedicare maggior tempo ai loro figli, che farebbero a meno di corse mattutine per depositare i loro cuccioli all’asilo nido e di rientri affannosi scanditi dall’urgenza di recuperare il buco nero di un giorno speso per pagare il mutuo e quanto altro occorre per entrare nell’ingranaggio del vivere quotidiano.

L’abile mano del chirurgo trova un cuore che non vuole cedere ai guasti del male, un cuore stanco ma non vinto. La rabbia impotente di chi si sente schiacciato da una società balorda che premia l’ingegno disonesto e penalizza la fatica decorosa. A questo punto vi lancio la mia provocazione con poche semplici domande:

  • Se lo Stato promuovesse una laurea breve per Home Manager e prendesse accordi con delle aziende per affidare a questa figura professionale degli incarichi da espletare in casa propria, quante di voi accetterebbero di lasciare il lavoro esterno e di tornare tra le mura domestiche? E’ davvero solo una questione di esigenza di un doppio stipendio oppure la donna non si riconoscerebbe più nel ruolo di imprenditrice di una piccola realtà domestica?
  • Quante di voi concordano con la penalizzante considerazione da parte di autorevoli studiosi che il malessere dei giovani di oggi ha origine dalla loro solitudine? Una madre con una corposa presenza nella vita del figlio può permettersi di dire tanti no, di dare una sculacciata quando serve e di manifestare scientemente la sua autorevolezza. Una madre che dedica al figlio solo poche ore della giornata ha dei forti sensi di colpa che le impediscono di contrastare le provocazioni naturali e dovute del figlio.

Condividete queste affermazioni?

Purtroppo si è fatto tardi e voi dovete tornare alle vostre attività.  Questa è stata solo una conversazione tra amiche che volevano il confronto e non lo scontro. Parlare di argomenti delicati e complicati non vuol dire avere la presunzione di risolverli e  neanche l’arroganza di criticare l’operato altrui. Vi aspetto ancora. E la prossima volta con il tè vi preparerò una squisita torta…

Ciao,  Katia

Articolo di Katia Amato Sgroi

Immagine: Nonsolomamma

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