La signora fa quello che può, spingendo a fatica il carrello nel reparto “cereali, merendine e altre schifezze” nel corridoio più intasato dell’ipermercato, alle 17 circa di un frenetico sabato pomeriggio.

Il treenne incastonato nel seggiolino si agita, protesta, reclama a gran voce del morcadone – e lo vuole subito!
La mamma è disorientata. “Cos’è il morcadone? Questo?” azzarda, mostrando al piccolo un pacco di cereali al miele.
No, il morcadone è altro.
“Allora questo?” chiede paziente indicando un pacchetto di merendine.
No, nemmeno questo. Voglio il morcadone! Strilla il piccolo mostro come solo i treenni in preda a una crisi di nervi sanno fare, specialmente quando hanno di fronte un pubblico infastidito.
“È terminato” conclude la donna, allontanandosi con finta disinvoltura tra urla isteriche.

La ragazza incontrata presso l’asciugatrice a gettoni si esibisce in un singolare equilibrismo riuscendo allo stesso tempo a intrattenere il bimbo nel passeggino, impedire alla sorella di catapultarsi per strada e piegare le lenzuola. Nella mezzora che passa nei locali del lavasciuga manterrà il controllo dei figli e delle lenzuola con angoli in serena souplesse.

La signora in sovrappeso ansima un po’ mentre accelera il passo dirigendosi verso la scuola materna portando il figlio in braccio. Il bambino piagnucola, è scivolato sull’asfalto umido di pioggia, ferendosi. La madre lo distrae raccontando storie di pesci e sirene e inventandosi misteriosi personaggi dal corpo di uomo e gambe da polipo. Il bambino dimentica il dolore, la donna arranca sino al cancelletto, poi posa il figlio a terra. Il bambino entra a scuola rasserenato, inviandole baci a palme di mano aperte.

“Oggi ho concesso a mia figlia e alle sue amiche di giocare con la cosa più sporchevole del mondo – racconta Rita – il tornio che fa veri vasi di terracotta, una genialata creativa dello scorso Natale che non avevo mai avuto il coraggio di farle usare. Le ragazze si sono divertite pazzamente! Peccato che, dopo, la camera sembrasse aver subito l’esplosione di una bomba H in uno stagno di sabbie mobili, per tacere dello stato dei bagni, pavimento e corridoi”.
Rita ha quindi dedicato il suo fine settimana alla rimozione dei resti della botta di creatività della figlia.

Ascoltando il resoconto dell’amica, e ripensando ai piccoli episodi di ordinaria sensibilità e attenzione cui sono stata testimone, mi sono dovuta arrendere all’evidenza: le donne sono proprio brave quando fanno le mamme, anche quando lo sono di bambini non loro. Sanno spostare il baricentro fuori da sé, trovare energie che non sapevano di possedere, compiendo ogni giorno piccoli atti di vero eroismo.

Non che questo debba necessariamente comportare il doversi sacrificare per i figli: la mia eroina del giorno, per dire, è la giovane donna che – impavida e barcollante – tentava di riconquistava la propria femminilità in neonato marsupiato e tacco dodici.