Lo scorso giugno è stata inaugurata sulle alture di Genova, a Quezzi, la Casa del Neonato, struttura di accoglienza per bambini affidati al Tribunale dei Minori. Si tratta di bambini tra zero e sei mesi di vita non riconosciuti dalle madri, oppure temporaneamente allontanati dalle famiglie, giudicate non in grado di assicurare loro le cure essenziali. Non tutti sanno che pochi neonati possono infatti essere adottati immediatamente. Per la maggior parte di essi, in genere, si prospetta una permanenza in ospedale, anche se i piccoli non hanno alcun problema di salute.

Si tratta spesso di bambini nati da genitori con problemi psicologici, di alcolismo o tossicodipendenza, per i quali il Tribunale  si riserva di decidere dopo qualche mese per l’adozione, l’affido o il reintegro nella famiglia di origine. Sono tuttavia mesi fondamentali nella crescita dei piccoli. E’ ormai risputo che la mera assistenza fisica non è sufficiente a garantire un corretto sviluppo fisico, neurologico e affettivo del neonato. La Casa del Neonato può offrire ai suoi ospiti, oltre all’assistenza necessaria, anche tutte le cure, il calore e l’amore di cui un piccolo ha bisogno, al di fuori di un ambiente ospedaliero.

La struttura è la prima del genere in Italia, ma speriamo che questo esempio venga seguito in molte altre località.

E’ nata grazie all’associazione l’Abbraccio di Don Orione, e sono proprio le suore di Don Orione che si prendono cura dei neonati, con l’aiuto di alcuni volontari. Il nome dell’associazione si ispira a una frase di Don Orione, che parlava di carità che “si allarga ad abbracciare i prossimi“, e che è sempre stato molto attivo sul piano sociale: giovanissimo, ha aiutato i terremotati – e in particolare gli orfani  – di Messina e Reggio Calabria dal 1908 al 1911, quelli della Marsica nel 1915, e ha fondato in seguito collegi, colonie agricole e opere caritative e assistenziali in Italia e all’estero.

I soci dell’Abbraccio di Don Orione sono ormai più di trecento, divisi tra volontari e professionisti (psicologi, neonatologi e farmacisti).

L’ambiente interno della Casa del Neonato assomiglia volutamente a quello di una casa, perché l’idea di fondo dell’associazione è quella è di poter rappresentare una famiglia temporanea per i loro ospiti.

La solidarietà è fortunatamente contagiosa: Ikea ha offerto gli arredi, Medical System le prime culle e i farmacisti continuano a fornire latte e medicinali.

In futuro saranno costruiti una comunità di alloggio per madri con bambini e un edificio per coppie in difficoltà.

Diceva Don Orione: “A chi ha bisogno non viene chiesto se abbia fede o se abbia un nome, ma se abbia un dolore”. Avendo fatto proprio questo concetto, l’associazione l’Abbraccio di Don Orione è aperta a persone di tutte le fedi religiose o convinzioni socio-culturali. L’obiettivo è di promuovere la vita, anche se, sostiene il prof. Ezio Fulcheri, presidente e medico dell’ospedale San Martino di Genova, “nessuna forma di vita potrà essere accolta se non conseguente a libera accettazione personale; tale accettazione deve essere fatta di convincimento, di consapevolezza“.

L’intento dell’associazione l’Abbraccio di Don Orione mi pare nobile, e credo che la modalità con cui suore e volontari intervengono nel prendersi cura dei neonati sia la più appropriata. Voi cosa ne pensate?

Se si desidera sostenere il progetto è possibile associarsi o fare una libera donazione. Trovate le informazioni necessarie a questo link.

Immagine:

www.suoredonorione.org