Maschi e femmine si nasce, maschi e femmine si diventa dentro una famiglia, in una società.

Immaginiamo, per un momento, la vita intrauterina prima della nascita: in quel periodo, che sia un maschio o una femmina, madre e figlio vivono la beatitudine della condivisione. In questa fase, definita simbiotica, si pongono le basi dell'appartenenza, percorso che continua dopo la nascita e che si arricchisce in quel luogo fisico ed emozionale chiamato Famiglia.

In Famiglia si costruisce lo sviluppo psichico di un individuo.

Madre e Padre sono due figure profondamente diverse, che pur svolgendo gli stessi compiti (come oggi capita nell'organizzazione di molte famiglie) lo fanno in modo profondamente differente. E questo il neonato lo sa.

E' una questione di Corpo: il corpo maschile ed il corpo femminile non sono uguali, e non solo nell'anatomia, ma anche in quella funzione così importante che in gergo tecnico definiamo Contatto.

Una cosa che passa attraverso la pelle, attraverso le percezioni più semplici e riconoscibili persino da un neonato, che incontra il mondo circostante attraverso queste sensazioni epidermiche, ma così correlate ai suoi vissuti e a ciò che gli fanno provare.

Un uomo e una donna, dunque, ma anche due diverse donne o due diversi uomini, fanno provare al bambino sensazioni differenti, che egli impara presto a riconoscere e a differenziare. Questo indica l'unicità della Relazione, di ogni relazione.

Questa doverosa premessa mi aiuta a parlare delle differenze di genere all'interno della famiglia, e di come queste si costruiscono proprio a partire dalla relazione. Una relazione che, inevitabilmente, inizia tra le mura domestiche, le prime entro cui si incontra e si conosce il mondo in tutte le sue sfumature.

Ma questa è solo una parte della storia.

L'altra riguarda il modo in cui la famiglia, fatta di persone diverse, che entrano in contatto con noi in modo diverso, si relaziona a ciascun membro proprio per il fatto di essere maschi o femmine.

Dal momento in cui un bambino nasce assume un suo ruolo all'interno della famiglia e del contesto sociale in cui vive. Tutto questo coinvolge le aspettative che quelle persone hanno nei riguardi di tutta una serie di relazioni che si diramano “ad albero”, a partire proprio da quel bambino.

Per fare qualche esempio, da una madre ci si aspetta che sia amorevole, da un padre che sia “normativo“, da un nonno che sia flessibile, e, magari, da un figlio maschio che sia vivace, da una femmina che sia giudiziosa… Infinite le possibilità, e non tutte corrispondenti al vero.

Da una parte, queste “definizioni” hanno la loro utilità: servono a fare da punti di riferimento nelle relazioni tra le persone. Più queste definizioni sono rigide, tuttavia, più renderanno difficile quella funzione chiamata “differenziazione“, che promuove l'autenticità e l'unicità di ogni individuo (non solo dei bambini che crescono).

La famiglia è (o perlomeno dovrebbe essere) quel nucleo protetto dentro cui poter sperimentare i temi dell'appartenenza, ma anche quelli della differenziazione e della separazione, dando un senso ai vari fatti della vita con la possibilità di attraversare le crisi che segnano varie tappe della crescita senza per questo esserne “distrutti”.

Accade anche che la famiglia non sia questa risorsa positiva di crescita.

Ci sono momenti difficili in cui in famiglia manca (per svariati e validi motivi) quella funzione di protezione e sostegno che permette la crescita. Non è solo il caso di famiglie problematiche, ma anche di famiglie “normali” in cui i genitori, ad esempio, vivono momenti di grande difficoltà personale, in cui non riescono ad essere risorsa l'uno per l'altro.

Ci sono famiglie in cui, per via dell'intreccio delle trame familiari, quei ruoli, quelle aspettative di cui parlavamo sopra, diventano rigide e immutabili: a questo punto manca la possibilità di sviluppo, e per crescere è possibile solo “rompere” l'appartenenza.

A partire da queste premesse, nel prossimo articolo vedremo come noi genitori ci comportiamo in modo differente coi nostri figli maschi o con le femmine. Vi aspetto.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

zp8497586rq