Hanne Dahl, eurodeputata danese di 39 anni, che ha tre figli, si è presentata la scorsa settimana alla seduta del Parlamento europeo di Strasburgo con la piccola di pochi mesi al seguito. L’ha comodamente adagiata sul tavolo e ha preso parte ai lavori della Camera. Chi è mamma e conosce le difficoltà che si incontrano nel conciliare lavoro e maternità non può che apprezzare il gesto, secondo me.

Più volte abbiamo discusso in questo blog dei problemi che si incontrano rientrando come mamme nel mondo del lavoro. Ciascuna deve trovare la sua strada, il suo punto di equilibrio: qualcuna sceglie di dedicarsi interamente alla famiglia, rinunciando al lavoro, altre cercano di trovare una sorta di compromesso, anche se la famiglia ha sempre un’importanza preponderante. Difficilmente si può riprendere l’attività lavorativa antecedente alla maternità come se la famiglia non esistesse, come se nulla fosse cambiato. Ogni scelta va comunque rispettata.

L’eurodeputata ha fatto quello che molte di noi farebbero, se ne avessero la possibilità: ha tenuto fede ai suoi impegni di lavoro continuando a prendersi cura della bambina, che immagino sia ancora allattata al seno in maniera esclusiva, e quindi più difficilmente affidabile a persone diverse dalla mamma.

Ciò che facciamo fatica a tollerare è l’idea di essere messe da parte, di non essere considerate più persone valide nel campo del lavoro da quando abbiamo dei figli.

Fortunatamente dal Parlamento Europeo arriva un’altra buona notizia: il periodo minimo di maternità passerà da 14 a 18 settimane ininterrotte, retribuite al 100%, da distribuirsi prima e dopo il parto. L’Italia ne prevede già 21, ma l’Inps attualmente passa solo l’80% dello stipendio e non tutti i contratti ne prevedono l’integrazione. Anche chi lavora in proprio dovrà godere di queste garanzie. Inoltre, la depressione post-partum andrà riconosciuta come malattia invalidante e non potrà ridurre la durata del congedo di maternità.

Patrizia Toia, eurodeputata del gruppo liberaldemocratico Adle, vorrebbe inoltre uniformare il congedo parentale pagato, facendo in modo che uomini e donne ne possano godere in ugual misura, in maniera tale da evitare che le donne – che ancora ne usufruiscono in maniera preponderante, anche laddove la possibilità è estesa agli uomini, come in Italia  – siano “discriminate o penalizzate sul posto di lavoro”.

La Commissione lavoro e affari sociali ha approvato il documento sulla maternità il 31 marzo. Rimane da sentire il parere della Commissione donna il 18 aprile e infine seguirà il voto in seduta plenaria ai primi di maggio.

I paesi in Europa con i più alti tassi di natalità sono quelli dove le donne lavorano di più, grazie a strutture di assistenza come asili nido e congedi parentali realmente condivisi. I tassi più bassi si hanno in Italia e Spagna. Fateci lavorare, allora, aiutandoci però a conciliare l’attività lavorativa con la maternità, offrendo tra le altre cose anche più contratti part-time. Chiediamo forse troppo?

Immagine presa da: www.haisentito.it