In Italia sempre più bambini nascono con il parto naturale.

Per la prima volta la percentuale di parti cesarei scende al di sotto del 25% del totale.

Cesareo non più la prima scelta

Il Programma nazionale esiti, sviluppato da Agenas per conto del ministero della Salute afferma infatti che:

la proporzione di parti cesarei primari continua a scendere progressivamente dal 29% del 2010 al 24,5% del 2016.

Si stima che dal 2010 siano circa 58.500 le donne alle quali è stato risparmiato un taglio cesareo primario, di cui 13.500 nel 2016.

La percentuale dei parti cesarei stabilita al 25% rappresenta la quota massima prevista dal regolamento del ministero della Salute per gli standard quanti-qualitativi degli ospedali con più di 1.000 parti annui.

Anche se va ricordato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa la stessa quota al 15%.

parto naturale

Costi e benefici

L’indagine sulle tipologie di parto è rivolta a disincentivare il ricorso al taglio cesareo. Il numero dei cesarei infatti in Italia, al Sud in particolare, fa detenere al nostro paese un triste record rispetto ad altre nazioni europee.

Spesso dietro alla sproporzione di parti cesarei, ci sono  finalità di tipo economico e organizzativo.

Il parto naturale non è programmabile, quindi richiede disponibilità di assistenza. Al contrario, il parto cesareo è programmabile e consente al medico di gestire la sua attività e agli ospedali e alle case di cura di limitare i costi, garantendo introiti maggiori.

Ma soprattutto il parto con taglio cesareo rispetto a quello vaginale comporta maggiori rischi per la donna e per il bambino e dovrebbe essere effettuato solo in presenza di indicazioni specifiche.

Le eccezioni

La situazione regionale vede diverse realtà del centro nord sotto il 20%. Tra le regioni più virtuose: Piemonte, Lombardia, Trento e Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana.

Mentre al primo posto tra le regioni meno virtuose si conferma la Campania, con una media intorno al 45% ma con punte oltre il 90, con Molise, Abruzzo e Puglia molto sopra la media nazionale.

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