Poesia in cornice sulla Befana di Filastrocche.it

Domani, 6 Gennaio, festeggeremo l’Epifania. Nei giorni appena trascorsi vi abiamo presentato diversi post su questa festa: dalle idee per i menù, alle idee per realizzare delle perfette calze della befana da appendere e riempire di dolci e prelibatezze. Infine, vi abbiamo anche presentato la ricetta del carbone, naturalmente dolce! Mancavano solo le poesie e le filastrocche dedicate alla Befana! E così, ho deciso di rimediare subito con questo post che raccoglie testi d’autore dedicati proprio alla simpatica vecchina! Eccoli:

I testi sono tratti dal sito Filastrocche.it, in cui potete trovare anche le poesie in cornice dedicate alla Befana, decorate dalle illustrazioni d’autore tipiche del sito, come quella che vedete nella cover del post, che presenta questo testo di Scavuzzo:

La Befana
M. A. Scavuzzo

Un tempo la Befana
veniva col vento di tramontana
su una scopa e col saccone
mezzo pieno di carbone
e lasciava tanti doni
solamente ai bimbi buoni.
Ma poi lei è andata a scuola
e ha imparato una cosa sola:
bimbi cattivi non ci sono per niente
non serve il carbone assolutamente!
Non serve la scopa per portare il saccone:
si viaggia col razzo a propulsione.
Ci sono doni per tutti i bambini,
anche se non esistono più camini.
Se il mondo è cambiato non fa niente:
la buona Befana verrà certamente.

Il secondo testo che vi presento è una divertentissima poesia di Gianni Rodari, che ci presenta una Befana Postmoderna:

La Befana Spaziale
Gianni Rodari

Su quel pianeta la Befana
viaggia a cavallo di un razzo
a diciassette stadi
e in ogni stadio
c’è un bell’armadio
zeppo di doni
e un robot elettronico
con gli indirizzi dei bambini buoni.
Anzi con gli indirizzi
di tutti i bambini, perchè
ormai s’è capito
che di proprio cattivi non ce n’è.

Il prossimo testo è una filastrocca di Massimo Grillandi

La Befana
Massimo Grillandi

Vecchia, dev’essere vecchia davvero
sono 2000 anni che cammina.
Proprio non so come faccia la vecchina
a portare con sè un negozio intero.
Dentro quel sacco ce ne son di cose:
trombe, trenini, bambole e pistole
palle e fucili quante se ne vuole.
Son faccende, a dir poco misteriose.
Come scenda, ad esempio, negli oscuri
e stretti fori dei camini e vada
per monti e valli, lungo la sua strada,
e nessuno dimentichi e trascuri.

Ancora di Rodari, questa filastrocca in cui l’autore ha la pensata originale di fare lui un regalo alla Befana, per aiutarla a raggiungere in tempo proprio tutti!

Voglio fare un regalo alla Befana
Gianni Rodari

La Befana, cara vecchietta,
va all’antica, senza fretta.

Non prende mica l’aeroplano
per volare dal monte al piano,

si fida soltanto, la cara vecchina,
della sua scopa di saggina:

è così che poi succede
che la Befana… non si vede!

Ha fatto tardi fra i nuvoloni,
e molti restano senza doni!

Io quasi, nel mio buon cuore,
vorrei regalarle un micromotore,

perché arrivi dappertutto
col tempo bello o col tempo brutto…

Un po’ di progresso e di velocità
per dare a tutti la felicità!

E per finire, vi lascio con questa poesia dedicata alla Befana da Giovanni Pascoli.

La Befana
Giovanni Pascoli

Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.