Nella maggioranza dei casi, i genitori amano i loro figli, desiderano dar loro un’infanzia felice e si dedicano a loro con impegno. Tuttavia, spesso le dinamiche della relazione genitori-figli possono inaspettatamente disorientare anche i genitori piú ben intenzionati e mandarli in tilt.

Capita spesso di sentire genitori che dicono: “io non voglio mettermi a urlare o perdere le staffe, ma ogni tanto sembra lo facciano apposta a provocarmi fino a quando perdo la pazienza”, oppure: “non mi piace arrabbiarmi proprio prima di salutarlo per andare a scuola, ma é come se facesse di tutto per premere il bottone che mi fa “saltare”!

E cosí un papá separato si arrabbia perché quando va a prendere il figlio a casa dell’amico, lui non vuole andare via e lo convince solo con un sonoro schiaffo e tanto pianto, nell’unica serata che ha da spendere con lui durante la settimana. Una mamma si arrabbia perché tutte le mattine il figlio é talmente lento da farle fare tardi al lavoro e lei finisce con l’urlare arrabbiata proprio quando vorrebbe salutarlo serena e augurargli una buona giornata.

Ma non é solo la rabbia l’emozione piú dirompente che disorienta il genitore e gli fa disattendere i migliori proposti educativi verso il figlio. Spesso anche la tristezza o l’ansia possono spingere a reagire con toni esagerati, in preda all’impellente bisogno di trovare una soluzione, ma che non aiutano la situazione ad evolvere.

Perchè mi faccio mandare in tilt da mio figlio?

La domanda che a questo punto é importante porre a se stessi é: perchè mi faccio mandare in tilt da mio figlio?Spesso i genitori portano nella relazione con i figli delle proprie questioni non risolte che sono alla base delle reazioni emotive esagerate dinnanzi al comportamento dei figli. Tali questioni possono essere di diverso tipo e di esse non si é normalmente consapevoli, tuttavia é proprio l’emozione di insoddisfazioe del genitore, il suo sentirsi andare in tilt davanti al figlio, la spia luminosa che avverte e invita a connettersi con il proprio mondo interno per capire cosa non ha funzionato.

Per fare un esempio tra tanti che aiuti a capire, possiamo immaginare che, se un genitore non é sicuro di se stesso e cerca negli altri la conferma del proprio valore, é probabile che, senza volerlo, chieda al figlio di dargli conferma della sua bravura e di farlo sentire un padre o una madre capace. In questa linea, negli esempi sopra citati, il genitore va in tilt perché si trova bloccato tra un desiderio frustrato di sentirsi bravo e capace per il figlio e la necessitá, imposta dalla situazione, di assumere un ruolo normativo, autorevole, talvolta impositivo, che, nel caso ipotizzato, contrasterebbe con il suo bisogno di sentirsi amati e corrisposti dal figlio.

Cosa fare quando mi accorgo che il figlio mi sta mandando in tilt?

  • Prendere una “pausa emozionale”

    La cosa da fare é prendere una pausa emozionale, ovvero cercare di uscire dalla situazione che ha scatenato le emozioni. In che modo? Respirando profondamente, contando fino a 10, andando a bere un bicchiere d’acqua… tutte cose utili a mettere distanza tra noi e la situazione emotiva.

  • Riflettere sulla situazione

    Successivamente é importante riflettere sulla situazione e chiedersi: quale mia questione non risolta sto chiedendo a mio figlio di risolvere? E anche: di cosa lui ha veramente bisogno?

  • Annotare emozioni e pensieri su un diario

    Utilissimo é annotare su un diario le emozioni, i pensieri e le aspettative deluse di quanto ci si sente in tilt, per poi chiedersi cosa ha impedito una comunicazione ed un comportamento con il figlio piú pacato nei toni, ma ugualmente diretto, chiaro e funzionale all’obiettivo.

  • Accettarsi

    Ricordare poi a se stessi che il proprio essere bravi o meno come genitori prescinde dal comportamento del figlio e che il genitore perfetto è quello che è “presente” a quello che è e se lo dice, accettandosi e presentandosi al figlio per quello che è.

  • Uscire dalla attribuzione di colpa

    L’invito infine, è quello di uscire dalla sterile attribuzione di colpa, o tutta rivolta al figlio o tutta attribuita a se stessi, per lasciarci incuriosire dalla dinamica interattiva con i propri figli, sapendo che in quella dinamica ci siamo noi assieme a loro, e quanto piú ci avviciniamo alla risoluzione delle nostre questioni personali, tanto piú eviteremo di riversarle su di loro.

 Articolo a cura della Dott.ssa  Cristina Mallarino, Dott.ssa Anna Rancati, Dott. Paolo Milanesi,  Centro Clinico Area25.

Le stagioni della vita: un ciclo di incontri a Milano

Gli psicologi del Centro Clinico Area 25 promuovono a Milano l’iniziativa “Le stagioni della vita. Dalla coppia alla famiglia”, una serie di incontri aperti e gratuiti, su temi di grande attualità. Terzo incontro in calendario:

04 Dicembre 2014:
Il Bambino
“Il bambino che vorrei, il bambino che sei.
Tra aspettative genitoriali e autonomia”
dott.ssa Mallarino, dott.ssa Rancati, dott. Milanesi
Il ciclo di incontri si terrà presso il CENTRO CLINICO Area25, SIPRe, Via C. Botta, 25 Milano, dalle 20.30 alle 22.00.

Per informazioni visitate il sito Area 25. Contatti: info@area25milano.it  oppure numero verde 800-589255

Dott.ssa Cristina Mallarino
Psicologa-Psicoterapeuta
Membro Societá Italiana di Psicoanalisi della Relazione.
Perfezionata in Perizia e Consulenza Tecnica Psicologica in ambito Forense. Collabora con il Centro Clinico Area 25

Dott. Paolo Milanesi
Psicologo Psicoterapeuta, Psicoanalista della società Italiana di Psicoanalisi della Relazione. Specialista e Supervisore in Psicoanalisi della Relazione del Bambino. Docente presso i Corsi di Post-specializzazione in psicoanalisi della Relazione del Bambino organizzati dalla SIPRe. Collabora con il Centro Clinico Area 25

Dr.ssa Anna Elisa Rancati
Psicologa dell’età evolutiva, Esperta nell’intervento di coppia e familiare. Perfezionata in Psicologia giuridica.