Per l’Onu sono persone con disabilità, quindi né disabili, né diversamente abili: è “discriminazione” secondo l’Onu qualsiasi esclusione o restrizione sulla base della disabilità che pregiudica il godimento e l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

I tagli alla scuola hanno ridotto drasticamente le ore degli insegnanti di sostegno, dimezzando le cattedre. Ma i problemi sono tanti, oltre alla riduzione delle ore di sostegno: strutture architettoniche non adeguate, mancanza di pullmini per i trasporti verso e dalla scuola, mensa negata, tagli all’assistenza infermieristica.

Anche il comune di Milano, che recentemente ha inviato una lettera alle famiglie milanesi sottolineando che 1550 alunni disabili “possono frequentare la scuola con garanzia di essere assistiti da personale educativo scelto direttamente dalle scuole e retribuito dall’amministrazione comunale”, ha praticato dei notevoli tagli: nella scuola di mio figlio, a fronte della medesima richiesta oraria rispetto all’anno scorso, è stato stanziato circa un quarto dei fondi.

I genitori di bambini e ragazzi con disabilità hanno fatto e stanno facendo di tutto perché vengano rispettati i loro diritti. Da sempre li accompagnano ovunque possono, anche in gita scolastica, in modo che non siano discriminati rispetto al resto della classe. E poi scrivono lettere, bussano a tutte le porte, firmano ricorsi ai Tar, che però sono lunghi e spesso inutili.

Recentemente una trentina di genitori milanesi di alunni disabili hanno cercato insieme una soluzione più efficace e rapida: si sono uniti in un’azione collettiva per portare il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini in tribunale con l’accusa di discriminazione, perché in base al diritto internazionale e alla Corte Costituzionale la scarsità delle risorse non può giustificare una lesione del diritto all’istruzione. In tempi brevi si saprà se questa risoluzione porterà dei frutti per i bambini con disabilità. Noi ci contiamo.