La legislazione in Europa è orientata verso l’idea che vaccinare i bambini sia un dovere, non un obbligo, e perciò in quasi tutti gli stati europei non esistono vaccinazioni obbligatorie, ma solo raccomandate. Alcune regioni in Italia, tra le quali il Veneto, hanno seguito questo orientamento, eliminando la distinzione tra vaccinazioni obbligatorie e facoltative, e lasciando la libera scelta alle famiglie. Nonostante l’obbligatorietà sia ancora in vigore in molte regioni italiane, asilo nido, scuola dell’infanzia e scuola dell’obbligo non possono rifiutare iscrizioni di bambini che non sono in regola con le vaccinazioni, perché queste non rappresentano un trattamento sanitario coercibile. Può tuttavia venire richiesto un certificato vaccinale ed eventuali inadempienze saranno segnalate all’Asl.

Fino a qualche anno fa era richiesto il pagamento di una sanzione ai genitori che si rifiutavano di vaccinare i propri figli, ma ora è sufficiente – almeno in Lombardia – che essi firmino semplicemente un documento, nel quale dichiarano di essere stati informati sulla necessità di vaccinare i bambini contro una determinata malattia e sui rischi ad essa connessi.

Io condivido la linea seguita da buona parte dell’Europa: i genitori devono poter valutare, in assoluta libertà di coscienza, e dopo aver ricevuto le debite informazioni, contro quali malattie vaccinare i propri figli.

Nel corso del tempo sono state imposte diverse vaccinazioni, in funzione della domanda epidemiologica del momento. Il vaccino contro il vaiolo, grazie al quale la malattia è stata eradicata, è stato sospeso in Italia nel 1976. L’antipoliomelite, invece, che – cito dal Corriere della Sera del 28 giugno scorso – l’assessore del comune di Milano Landi di Chiavenna definisce “ormai del tutto inutile” è tuttora obbligatoria. La malattia tuttavia è ancora endemica in 4 paesi del mondo, è presente in altri 16, e può essere fatale, o comunque portare alla paralisi in un caso su 200. Forse è meglio attendere che la poliomelite venga eradicata prima di considerare la vaccinazione “del tutto inutile”, così come si è fatto con l’antivaiolosa.

Decisamente inutile è invece, a mio avviso, il vaccino contro l’epatite B: il rischio di ammalarsi è estremamente modesto, e lo era anche prima del 1991, anno in cui è stato reso obbligatorio dal ministro de Lorenzo, il quale – è stato appurato in seguito – ha incassato in cambio di questo “favore” 600 milioni di lire dalla casa farmaceutica che lo produceva. Per un neonato o un bambino, inoltre, il rischio di ammalarsi è assolutamente insignificante, dato che la malattia si trasmette solo attraverso il sangue.

E’ molto facile, quando si discute di vaccinazioni, imbattersi in due fazioni totalmente opposte: da una parte si trovano quelli che vaccinerebbero i propri figli contro tutto, anche contro il raffreddore, e dall’altra quelli invece assolutamente contrari all’esistenza stessa delle vaccinazioni, che le rifiutano tutte, per svariate ragioni, più o meno condivisibili. Io ritengo che debba esistere anche una fazione intermedia, di genitori informati, che sanno quali sono le vaccinazioni obbligatorie, quali le facoltative, e valutano consapevolmente quale decisione prendere per i loro figli, soppesando i possibili benefici e gli eventuali rischi di ogni vaccino.

Per concludere, le  vaccinazioni non devono essere secondo me un obbligo, ma possono essere invece in alcuni casi un dovere: è stato fondamentale eradicare il vaiolo, può darsi che sia importante eradicare il morbillo, anche se non ne sono del tutto convinta, ma sicuramente non è importante eradicare la parotite e la rosolia, oppure la varicella, per come la vedo io. E voi cosa ne pensate?

Immagine:sullestradelmondo.vivilastminute.it

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