Il giorno 10 febbraio è stata presentata in occasione del Safer Day – la giornata per la sicurezza di Internet – un’indagine condotta da Eurispes e da Telefono Azzurro. Indagine che racconta come 33 bambini su 100, bambini che non hanno ancora finito di frequentare le scuole elementari, frequentino abitualmente YouTube, Facebook, i blog.

Una percentuale che ha subito un’impennata vertiginosa, se si pensa che nel 2005 i bambini tra i 7 e gli 11 anni che comunicavano via chat erano il 13 per cento… E’ vero, nella maggior parte dei casi l’utilizzo di Internet è finalizzato alla ricerca di materiale per approfondimenti scolastici o per trascorrere un po’ di tempo con i videogiochi, ma non bisogna sottovalutare i dati di quanti invece utilizzano la rete per parlare con amici o per fare nuove conoscenze.

Senza entrare nel capitolo del rischio di venire contattati da adulti sconosciuti, capitolo che si aprirebbe a considerazioni profonde sul tema della molestia, vale invece la pena sottolineare come sia ormai sul web che si vengano consumando le esperienze relazionali dei nostri figli.

Queste esperienze vengono vissute con modalità che, sempre di più, allontanano i piccoli dal mondo genitoriale, con la conseguenza che ci troveremo di fronte degli adolescenti e dei giovani – i nostri figli!!! – che risulteranno a noi degli sconosciuti, perché sempre più spesso trascorrono la maggior parte del  tempo chiusi nel loro mondo di video, mouse e cuffiette alle orecchie, sordi alla sollecitazione concrete di quanto li circonda.

Sono una mamma, e questo non è necessariamente sinonimo di “bacchettona”: anch’io utilizzo Internet, mando e ricevo mail, “frequento” i blog. Non ne vieterò quindi mai l’uso a mio figlio, ma questo non mi risparmia la preoccupazione dell’inflazione tecnologica che i nostri figli vivono. La censura è oppressione e annullamento di libertà e pensiero, quindi è deleterio imporla, ma ci sono molti altri modi che un genitore può trovare per una fruizione corretta e non totalizzante della tecnologia.

Quando, ad esempio, un figlio deve fare una ricerca per scuola, è naturale ricorrere ad Internet, ma è quanto mai importante affiancare a questo anche dei libri sullo stesso argomento, in modo che un bambino possa anche sviluppare un senso critico dal confronto delle fonti.

Permettiamo inoltre che i nostri figli incontrino i loro amici anche fuori dal solito contesto scolastico o sportivo, apriamo a loro la nostra casa, anche se questo vuol dire chiasso e disordine, meno spazio per noi e i nostri interessi. Sono modi però per facilitare i rapporti interpersonali dei nostri bambini, per creare rapporti reali con emozioni reali, in controtendenza a nascondersi dietro un video, a cercare la via più semplice del rapporto esclusivamente virtuale.

Dietro lo schermo diviene più semplice nascondere le proprie debolezze e fragilità… e nasconderle comporta il non affrontarle… e il non affrontarle non aiuta i nostri figli ad accettarle, a sentirle parte del proprio modo di essere, o a superarle.

E’ certo più difficile e responsabilizzante mostrare i nostri sentimenti – di qualsiasi natura essi siano – guardando negli occhi il proprio interlocutore, ma è l’unica strada “naturale” del processo di maturazione personale.