Nella maggioranza dei casi il parto è un evento naturale in alcuni però si rende necassario il parto indotto.
Vediamo insieme quali possono essere i più frequenti e perché.
Parto indotto: le cause
Il parto è un evento naturale e fisiologico. Avviene generalmente tra la 38esima e la 42esima settimana.
La gravidanza dura in media 40 settimane. Il calcolo della data viene calcolato dal giorno dell’ultima mestruazione.
Quando la gravidanza va oltre le 40 settimane la futura mamma viene di norma sottoposta ad alcuni controlli per valutare il corretto andamento della gravidanza e decidere se indurre il parto per non compromettere la salute di mamma e bambino.
Solo a questo punto si può decidere di interrompere la gravidanza e indurre il parto.
Gli esami preliminari per induzione del parto
La futura mamma viene sottoposta ad alcuni controlli che accertano che la gravidanza stia procedendo per il meglio. Questi esami vengono ripetuti con cadenza diversa a seconda delle condizioni del donna e del bambino:
- Il tracciato: è un esame che registra il battito cardiaco del bambino e le contrazioni dell’utero. Si esegue appoggiando sulla pancia della mamma un sensore collegato a un computer. Generalmente viene ripetuto ogni 48 ore tra la 40 e la 41 settimana e ogni 24 ore tra la 41 e la 42.
- La flussimetria doppler: si tratta di una particolare ecografia che esamina il cordone ombelicale e la placenta per verificare che il piccolo, attraverso il flusso del sangue della mamma respiri e sia nutrito correttamente. A partire dalla 39ª settimana si esegue ogni tre giorni.
- L’ecografia: permette di osservare e la placenta e le condizioni del liquido amniotico che non deve diminuire, altrimenti il bambino non ha nutrimento e quindi diventa obbligatorio farlo nascere.
Tecniche e metodologie
I principali metodi per l’induzione del parto sono:
– DISTACCO DELLE MEMBRANE
Consiste nell’allontanare manualmente le membrane dalla cervice uterina.
– ROTTURA ARTIFICIALE DELLE MEMBRANE
Si esegue tramite una sorta di uncino ed è una pratica indicata quando la cervice ha già cominciato il suo processo di dilatazione. Si tratta di una tecnica chiamata amnioressi che viene pratica dall’ostetrica.
– GEL DI PROSTAGLANDINE
Consiste nell’introduzione di candelette vaginali all’interno dell’utero, consentendo l’ammorbidimento di una cervice ancora ben chiusa.
– SOMMINISTRAZIONE INTRAVENOSA DI OSSITOCINA
La flebo di ossotocina agisce stimolando le contrazioni e rendendole più efficaci nel processo di dilatazione.
Si usa nei casi in cui il collo è già dilatato e appianato, così da rinforzare contrazioni già presenti e accelerare i tempi di dilatazione.
L’effetto collaterale dell’utilizzo dell’ossitocina è che provoca delle contrazioni uterine subito molto forti e ravvicinate tra loro. Ne consegue un travaglio più doloroso.
La parola all’esperto
L’ostetrica Valeria Pitotti in questo video ci spiega come funzionano i due farmaci, l’ossitocina e la prostaglandine utilizzati per indurre il parto.