In un mondo in cui i ragazzi sono sempre più connessi, gli atti di prepotenza e violenza trovano nella Rete, una potente cassa di risonanza. La tappa milanese del tour Navigare Sicuri, dedicata al drammatico fenomeno del cyberbullismo, ha fatto incontrare ragazzi, insegnanti e genitori. Stabilendo una comune volontà al suo contrasto. Ma soprattutto fornendo validi strumenti per farlo.

Navigare Sicuri fa tappa a Milano all’Istituto Spiga di via Santo Spirito

 

É stato un incontro molto interessante a cui hanno partecipato:

La visione completa dell’incontro è possibile dal sito Navigare Sicuri

Maria Rita Parsi, Frieda Brioschi, Lucia D’Adda, Massimiliano Tarantino

Formare i formatori

Il punto più interessante della discussione è stato l’emergere della necessità di intervenire sulla formazione dei “formatori”, che molto spesso sono destituiti della loro autorevolezza (volontariamente o involontariamente) a causa delle scarse competenze nella gestione dei dispositivi informatici e dei linguaggi della Rete.

Anche se i bambini sono capaci istintivamente di utilizzare un dispositivo elettronico, i genitori e gli insegnanti non possono deresponsabilizzarsi, affermando di non essere in grado di guidarli ed educarli. È il loro compito. Devono formarsi. Non possono essere ignoranti.

Il mondo è un unicum tra reale e virtuale

Bulli non si nasce. Lo si diventa. Gli adulti hanno delle serie responsabilità. La violenza non è una finzione. Il mondo virtuale non è separato da quello reale. La cronaca ce lo testimonia ogni giorno. Il cyberbullismo fa vittime.

Intervenire nella preadolescenza, è indispensabile. La fiducia dei ragazzi si guadagna attraverso regole e competenza.

Un momento dell'incontro.

L’importanza del dialogo tra adulti e ragazzi

Maria Rita Parsi, citando la ricerca che Save The Children ha realizzato in collaborazione con Ispo, pubblicata e presentata lo scorso 5 febbraio in occasione del Safer Internet Day, ha dato dei dati drammatici e allarmanti:

  • Su 10 ragazzi intervistati 4 sono vittime di bullismo on line. Le vittime vivono un’angoscia quotidiana, si sentono in trappola. Il gruppo le allontana. La potenza della rete isola, rendendo soli ed indifesi. Ed il mondo degli adulti, quando non ha le giuste competenze, diventa inutile “ai loro occhi”. I ragazzi vivono il loro dramma in solitudine e questo può provocare terribili conseguenze sulle loro azioni. Pensano che non serva parlarne con i genitori, che gli insegnanti siano poco competenti rispetto allo strumento internet e che quindi non possono aiutarli.

 

Un altro aspetto su cui riflettere, sempre legato al ruolo latente dei genitori, è stata la risposta che hanno dato i ragazzi presenti in sala quando è stato chiesto chi di loro aveva un profilo Facebook. Sino a tredici anni infatti, non è possibile aprire un account sul social network, a meno di mentire sulla propria età. La stragrande maggioranza lo ha aperto con la complicità dei propri genitori, che hanno consentito loro di barare e modificare i propri dati. Le bugie e l’educazione alla legalità passano anche da questo. Una menzogna è tale su internet come nella vita di tutti i giorni. Se un genitore insegna al proprio figlio ad imbrogliare, quest’ultimo lo farà per sempre.

Cyberbullismo: come contrastarlo?

In ogni tappa del tour Navigare Sicuri viene proposta la visione di un mini film, realizzato dalla Scuola Holden di Torino. Ogni storia ha un finale aperto. Gli argomenti affrontati sono relativi alle esperienze della navigazione: dipendenza da internet (IAD); cyberbullismo; sexting; adescamento da parte di adulti; furto dell’identità; legalità.

Si può scegliere il preferito tra tre diverse opzioni che vengono proposte. Il risultato della votazione presenta il confronto tra la scelta deglli adulti (genitori e insegnanti) e quella dei ragazzi. Spesso le scelte sono diammetralmente opposte e di questo si discute.
Nell’incontro all’Istituto Spiga è stato proposto il mini film dedicato al cyberbullismo

Tre consigli per navigare in sicurezza

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L’ntervento di Frieda Brioschi si è concentrato sull’esperienza di navigazione dei ragazzi e su quali regole possano essere utili per farlo al meglio. I giovani navigano, non è possibile privarli di questa esperienza. Ma occorre possedere delle competenze e degli accorgimenti per farlo. Per  evitare che si trasformi in una imbarazzante,  inopportuna, pericolosa, talvolta drammatica realtà.

  1. Parlare. Quando si chatta con le persone on line è importante essere se stessi ma anche dare poche informazioni personali. L’anonimato scatena i molestatori. E’ importante prestare attenzioni alle   comunicazioni che possono consentire la vostra rintracciabilità. Attenzione a quando inserite: età,  genere e indirizzi (l’acronimo è ASL: age, sex, locator)
  2. Ricordare. Non farsi fregare dalla facilità con cui si scrivono le cose sulla Rete. I contenuti una volta on line sono difficili da rimuovere. In molti casi, non si è proprietari di ciò che si pubblica e quindi non si può impedire che altri,  lo utilizzino a proprio piacimento. Internet ha la memoria lunga. Mantiene sempre una traccia. Spesso quando si pubblicano delle informazioni e poi si cancellano, qualcuno può averle già salvate e ripubblicate. Esistono interi siti che catalogano e memorizzano contenuti web. In rete bisogna essere consapevoli di ciò che si sta facendo. La semplicità è illusoria. Come non camminereste a piedi in un’autostrada allo stesso modo internet è un’autostrada piena di informazioni. Ha bisogno delle competenze e dei mezzi corretti per essere percorsa.
  3. Sapere. Valutare sempre l’attendibilità delle fonti da cui scaricate i contenuti. Mai fermarsi all’apparenza delle cose. Imparare a  valutare le informazioni che si cercano. Nel dubbio sulla credibilità di una fonte è meglio discuterne con genitori e insegnanti. I siti personali non sono attendibili; mentre lo sono quelli istituzionali, i giornali e gli enti accreditati. E mai dimenticare che anche i libri sono importanti fonti documentative ed informative. I libri non sono passati di moda.

L’esperienza della mamma blogger

L’intervento di Lucia D’Adda, si è concentrato sulla sua esperienza di blogger e mamma. Forse la sua conoscenza della Rete la agevola rispetto ad altri genitori. Ma anche i suoi figli sono molto più bravi di lei ad usare power point e altri programmi, come quelli per studiare le lingue.

La differenza nel suo approccio alla Rete sta nell’atteggiamento: ritiene che online ci si deve comportare come nella vita reale. Non ci sono differenze ma regole. Pur sapendo che i ragazzi, trovano mille scappatoie per raggirarle. A casa di amici potrebbero aprirsi un accout fittizio su Facebook o altro. Ma lei preferisce dare fiducia e condividere. La Rete si inserisce nel percorso di vita familiare, dove il rispetto, il dialogo e la condivisione sono i presupposti.

Le regole di Lucia:

  • ha imposto che i suoi figli di 11 e 13 abbiano il cellulare che non ha la possibilità di navigare su internet, e ha assegnato ad ognuno un budget mensile per le chiamate e gli sms.
  • il computer è in sala, non in cameretta. Tutti lo possono usare a patto che si chieda il permesso. E nessuno dei due figli ha un profilo aperto su Facebook e quando sarà il momento di aprirlo, lei, la mamma sarà tra gli amici.

 

Marco Zamperini

Gli interventi del pubblico

Il confronto è stato accesso e la discussione mai banale. Tra gli interventi del pubblico segnaliamo quello di Marco Zamperini che ha ribadito l’importanza di non farsi ingannare dalla familiarità che hanno i bambini con la tecnologia. L’uso istintivo delle interfacce non è comprensione ma richiede educazione e formazione. E quello di Veronica Viganò che ha proposto ai genitori più social di diventare degli Evangelist rispetto agli altri genitori.

Mai come adesso i bambini vanno aiutati e guidati a sopravvivere alla tecnologia. Gli adulti non possono tirarsi indietro!