Il termine Carnevale deriva da “carnem levare”:  veniva infatti festeggiato il giorno precedente l’inizio della Quaresima, periodo durante il quale non si poteva consumare carne. Si tratta di una festività contadina, che risale ai riti tradizionali legati alla stagione invernale. L’uso di maschere e la conseguente esplosione di gioia avevano la funzione di allontanare gli spiriti malefici, un po’ come succedeva nel mondo anglosassone con la festa di Halloween, che cade come tutti sappiamo il 31 ottobre, e che in origine era una festa celtica, chiamata Samhain.

Per gli antichi Romani i festeggiamenti che ricordano il nostro Carnevale avvenivano durante la festività dei Saturnali, dedicata al dio Saturno, che durava 7 giorni, a partire dal 17 dicembre.

La licenza sessuale, in uso durante il Carnevale, è riconducibile ai riti di fecondità della terra. L’usanza invece di bruciare un fantoccio richiama i sacrifici primitivi.

Il Carnevale romano precede il mercoledì delle Ceneri, mentre quello ambrosiano lo segue. Il periodo della Quaresima, durante il quale la Chiesa invita i fedeli ad imitare il periodo di 40 giorni di meditazione e astinenza che Gesù passò nel deserto, dura in realtà 44 giorni nel rito romano, dal mercoledì delle Ceneri al Giovedì Santo, mentre dura esattamente 40 giorni dove si segue il rito ambrosiano.

In molte culture è sempre stata presente una festa liberatoria, in cui indossare una maschera per liberarsi della propria. Come diceva Gianni Rodari, nella poesia intitolata “Scherzi di Carnevale”, una volta vestiti da imperatore si potrà pretendere che quelli che ogni giorno dell’anno portano una maschera la tolgano, “E sarà il Carnevale / più divertente / veder la faccia vera / di tanta gente”.

Mascheriamoci tutti, allora, grandi e bambini, dimenticando almeno per un po’ la maschera abituale che ogni giorno indossiamo!