Il tema della maternità divide le donne in madri e difettose.

Una definizione banale e semplicistica che non racconta le mille sfumature che ci sono tra queste due definizioni ma testimonia e fotografa un fenomeno sociale.

Da secoli infatti siamo impegnate e unite nel far valere i nostri diritti e ovunque nel mondo cerchiamo di arrestare la violenza e i soprusi di cui siamo ancora vittime, ma davanti alla maternità spesso non riusciamo a comprenderci e sostenerci.

Parlare del tema dell’infertilità e contestualmente della maternità richiede delicatezza e rispetto.

Ecco perché abbiamo scelto di farlo con Eleonora Mazzoni autrice del libro “Le difettose” (Einaudi 2012) da cui è tratto l’omonimo spettacolo al suo esordio nella settimana che va dal 3 al 7 febbraio al teatro Sala Fontana di Milano:

La sterilità è ancora un tabù e altresì lo è ricorrere a pratiche di procreazione medicalmente assistita.

Eppure alle donne difettose non manca niente.

Ma questa consapevolezza non è facile né semplice da ottenere.

Il desiderio di un figlio può logorare una donna, consumare e spegnere un’esistenza e un rapporto d’amore.

Le donne che non possono avere figli e peggio ancora quelle che non li vogliono vengono guardate con sospetto e sottoposte a una pressione sociale pazzesca.

Uno sguardo che conosco bene.

Donna di 37 anni, felicemente sposata, senza figli per scelta. E quindi per molte altre donne in qualche modo difettosa.

Le_difettose-copertina

Dal libro al teatro

Il libro “Le difettose” è stato pubblicato 6 anni fa.

All’epoca avevamo intervistato Eleonora (qui il post in cui potete rileggerla o leggerla) perché il suo libro rompeva un tabù dando voce alle donne che nella società di solito non ce l’hanno. La storia raccontata nel libro inoltre era autobiografica, raccontava l’esperienza di Eleonora con la fecondazione. Un percorso che si è concluso felicemente, oggi lei è mamma di due bambini ma non sempre c’è questo lieto fine.

Prima del debutto teatrale milanese abbiamo deciso di intervistare Eleonora e farci raccontare come nasce l’adattamento.

Eleonora-Mazzoni

L’intervista

Dal libro allo spettacolo teatrale. Che cosa ti ha portato a fare questo grande salto?

Il tema della maternità riguarda tutti, non solo le donne ma ogni singolo individuo costretto a fare i conti con le trasformazioni in atto nel mondo in cui vive, con i suoi conflitti e i suoi costanti interrogativi.

Diverse persone mi avevano proposto di trasformare il libro in una pièce teatrale ma non avevo mai accettato. Poi quando me l’ha chiesto Emanuela Grimaldi, un’attrice che stimo molto ho pensato che lei sarebbe stata perfetta per dare voce non solo a Carla – la protagonista del romanzo – ma anche alle altre donne che popolano il testo teatrale e che in questi anni mi hanno scritto e ho conosciuto durante le presentazioni del mio romanzo.

Emanuela_Grimalda

Parlaci di questi personaggi.

Le difettose è un monologo per sette personaggi. Si tratta di uno spettacolo allegro, disperato, trasversale e pieno di vita. Lo spettacolo racconta il desiderio di Infinito di cui la voglia di un figlio è parte, ma che appartiene a tutti. Donne e uomini.

Ecco perché in scena ci saranno, oltre Carla (la protagonista del romanzo) due uomini il marito e l’infermiere brasiliano.

C’è l’infermiera siciliana, di mezza età e senza figli, per sua scelta è il personaggio che racconta e presenta tutti gli altri. Verso le donne che cercano un figlio ha un atteggiamento di negatività, non le capisce.

La madre di Carla; una donna lesbica che tenta la fecondazione assistita a Bruxelles con la compagna di una vita e infine la dottoressa Tini, un personaggio che amo molto, in costate bilico tra scienza e natura.

Che cambiamenti noti nella società rispetto al concetto di maternità?

Il tema è centrale e universale. Lentamente emerge una nuova sensibilità ma la strada da fare per non far sentire difettose le donne alla ricerca di un figlio o senza di esso è ancora molto lunga.

Purtroppo nelle mie ricerche ho rilevato che in tutte le favole ovunque nel mondo il tema dell’infertilità è vissuto e raccontato nei termini della tragedia. Re e regine senza figli sono accomunati dalla tristezza.

Un archetipo su cui le culture si costruiscono e che produce un immaginario culturale per cui le donne senza figli sono dei mostri contro Natura e contro il volere di Dio.

Il figlio non è un diritto, questa frase viene pronunciata dal compagno di Carla e rappresenta l’accettazione di una difficoltà a concepire che non deve portare ad un annullamento della persona. Come credi si possa raggiungere questo tipo di consapevolezza?

Per la mia esperienza personale e per tutte le persone che ho conosciuto in questi anni il dolore per non avere un figlio quando è fortemente voluto e ricercato è paragonabile a un lutto. E come tale richiede una elaborazione con supporto anche psicologico.

Nel mio periodo più buio io ho trovato sollievo nella scrittura e nella lettura dei classici come Seneca.

Oggi credo che il tema della fecondazione debba essere affrontato con maggiore realismo.

Non può essere presentato come la panacea di tutti i mali.

Il mistero della vita è ancora tale e le coppie o le donne che si sottopongono ai trattamenti devono essere preparate e sostenute ad affrontare ed accettare un fallimento.

Le difettose

Di e con Emanuela Grimalda
impianto registico Serena Sinigaglia
liberamente ispirato al romanzo Le difettose di Eleonora Mazzoni

dal 4 al 7 febbraio 2016 alle 20.30 domenica ore 16.00

Per maggiori informazioni Teatro Sala Fontana di Milano