“E voi, ce l’avete un figlio preferito? ” chiede la giovane mamma così, in scioltezza, come domandasse se si preferisca la carbonara o l’amatriciana.

Io e le altre donne ci guardiamo l’un l’altra senza nascondere lo sconcerto. Ormai sono al terzo giro, dovrei essere abituata al folclore degli incontri al parco giochi cittadino eppure, quando pensavo di avere già visto tutto – mamme control-freak che regolano il traffico sulle altalene, quelle in ansia con la scorta di disinfettanti nella borsa, le super-easy che se ne vanno dimenticandosi del figlio – ecco scoprire una categoria inedita: la Mamma Impertinente che senza conoscere il nome, l’età, l’esperienza di vita e le paturnie dei suoi interlocutori porge loro con nonchalance la più atroce delle domande.

Domande impertinenti

Facciamo tutte finta di non aver sentito.
“Avete un figlio preferito, o no?” insiste imperiosa.
“Non esiste un figlio preferito” risponde una mamma togliendoci dall’imbarazzo “Ogni volta che nasce un bambino, il cuore si allarga un po’ di più”.
“Esatto” le fa eco una seconda “Ogni figlio si ama in maniera diversa, ma l’amore è lo stesso”.
La Mamma Impertinente non ci casca. “Che ipocrite!” ride “Queste sono risposte collaudate, perfette per eludere il tema. Il figlio preferito esiste, ne ho le prove. E anche voi, se avete avuto dei fratelli”.

Ci penso su.
Noi eravamo in tre, ognuna accusava l’altra di essere la preferita e i nostri genitori erano esasperati da noi in egual misura.

Se hai avuto fratelli lo saprai: il figlio preferito esiste!

“Hai ragione” dichiara Mamma Geek sollevando gli occhi dallo schermo e chiudendo il tablet “Mia madre ha sempre avuto una predilezione sfacciata verso mio fratello. Lo chiamava “il mio pulcino” da quando aveva pochi mesi e lo fa anche adesso che è nella mezza età”.

“Stessa cosa a casa mia” conviene Mamma Easy “Con l’aggravante che mio fratello era una vera peste, il classico bambino con l’attitudine a cacciarsi nei guai – attitudine conservata anche in età adulta. Io invece ero quella forte, quella che se la cavava sempre. Risultato: le paturnie di mio fratello hanno la precedenza sui miei problemi. Certo che le preferenze esistono!”

“La preferita di mia madre ero io, senza alcun dubbio” confessa Mamma Frikkettona “Anche se credo non sia giusto chiamarla preferenza, ma affinità. Ero la figlia ribelle, quella che scardinava sicurezze e destabilizzava la tranquillità domestica, ma nonostante fossi odiosa con tutti per qualche motivo avvertivo la vicinanza emotiva di mia madre, sentivo che si riconosceva in me. Mia sorella – bella, brava, buona e diligente – era semplicemente quella col carattere di papà“.
Roba da mandare in analisi per anni.

“Io ho un figlio solo, però osservo le coppie di nostri amici con più figli” racconta Mamma Assennata “A un occhio esterno appare facile vedere che ci sono delle preferenze. Sono sicura che l’amore sia lo stesso per tutti loro ma in momenti ordinari o nella chiacchiere fra amici la preferenza per un figlio in particolare è palese e smaccata

Il figlio preferito? Quello “problematico”

“Quale figlio?”
“Quello problematico.”

Non mi stupisco. Per qualche motivo il figlio di buon carattere sembra non godere di troppe simpatie. Lo avevo imparato prima sulla mia pelle di figlia condiscendente e ne avevo avuto conferma guardando la trasposizione cinematografica de “La gatta sul tetto di scotta” dal romanzo di Tennessee William, drammone americano in cui il patriarca Big Daddy non si premurava di nascondere il proprio disprezzo verso il figlio obbediente preferendogli Brick, il figlio menefreghista e ribelle.

Il figlio preferito è quello che riempie i pensieri, che strazia i cuori, che manifesta la sua unicità incurante di passare sopra i sentimenti altrui.

Quello la cui esistenza ha un peso specifico diverso nell’equilibrio delle diplomazie familiari. O forse mi sbaglio, forse scambio per preferenza quello che in realtà è uno stato d’animo di perenne allerta, confondo l’amore con una maggior indulgenza resa necessaria per guadagnare momenti di serenità strappandoli dalle paturnie del figlio contestatore.

“Io credo che sia necessario contestualizzare” precisa Mamma Assennata. “Crescendo, le dinamiche familiari cambiano e quello che era il bambino preferito può trasformarsi in adulto rognosissimo che persino un genitore può voler tenere alla larga. È così che i rapporti nella mia famiglia di origine si sono evoluti”.
Annuiamo tutte soddisfatte. Abbiamo trovato una soluzione di compromesso così riassumibile:

Non esiste la preferenza ma l’affinità, e comunque anche questa ha un tempo limitato ed è soggetta a variazioni.

“Quante cavolate!” ride Mamma Impertinente “State parlando tutte della vostra esperienza di figlie. Ma chissenefrega delle figlie che siete state, abbiate pazienza. Io voglio sapere della vostra esperienza di mamme. Lo avete o no un figlio preferito – uno con cui avete maggiore affinità, se preferite edulcorare la cosa”.
Ammutoliamo tutte. Mamma Ansiosa torna a controllare i bambini, Mamma Assennata si immerge nei suoi pensieri, Mamma Geek ficca il naso nello schermo del tablet, io inizio a frugare dentro la borsa. Nessuna risponde.