E’ stato presentato ieri a Milano il volume “Imparare giocando – vademecum di giochi per la scuola primaria”, frutto della collaborazione tra la Direzione generale Sport e la Direzione regionale scolastica, con il supporto di un pool di pedagogisti, psicologi, tecnici delle scienze motorie. Vengono rispolverati e riproposti 25 giochi di gruppo di un tempo, 5 per ogni classe della scuola primaria: oltre alla spiegazione di regole, strumenti, spazi, tempi e varianti si danno anche indicazioni didattiche e metodologiche. E si legge, per esempio, che i quattro cantoni sviluppano il concetto di angolo e la percezione di distanze e tempi, mentre la palla prigioniera aiuta ad attivare strategie vincenti, e la palla base insegna a correre a varie velocità e a muoversi coerentemente con la squadra.

L’obiettivo non è solo restituire dignità ai giochi da cortile di un tempo, che si perdono di pari passo con la scomparsa di cortili, strade e oratori come luoghi dove giocare, sostituiti da computer, televisione, playstation, o dalla partecipazione a corsi e laboratori che non consentono un’interazione spontanea tra bambini e tra ragazzi.

L’intento è anche, soprattutto, quello di dare modo alle maestre che insegnano educazione fisica di incentivare la partecipazione a giochi che stimolano creatività e aiutano i bambini a trovare soluzioni diverse, “in un complesso intreccio di emozioni, stimoli mentali, di occasioni relazionali”, come si legge sul Corriere di ieri.

Tutto passa attraverso la corporeità, nel bambino. Il gioco di movimento, in squadra, regolamentato ma libero, nel senso che i ragazzi lo scelgono e vi partecipano volontariamente, è fondamentale. Andrebbe incentivato anche nei cortili delle scuole, dove chi frequenta il tempo pieno trascorre in genere due ore di ricreazione al giorno, sempre che le maestre non temano il freddo, o il caldo eccessivo, o l’umidità. Se le maestre invece preferiscono per una di queste ragioni o per altre stare in classe anche durante la ricreazione si riduce notevolmente la possibilità di movimento dei bambini, e si chiude una valvola di sfogo fondamentale per chi già deve stare fermo e attento per sei ore al giorno. Ma questo è un’altro problema. Speriamo intanto che il vademecum possa dare indicazioni utili per sfruttare in maniera proficua le ore di educazione fisica. Come diceva Montaigne, “il gioco dovrebbe essere considerato l’attività più seria dell’infanzia”.

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