Sembra scontato a dirsi ma niente è più totalizzante dell’esperienza di diventare mamma. Il primo pensiero è sempre per tuo figlio, pensiero che ti accompagna durante tutta la giornata (consciamente o meno), il tuo sonno diventa più leggero tanto che basta un suo sospiro per farti allungare l’orecchio fino a lui; le sue priorità, successi, delusioni, febbri, colpi di tosse diventano i tuoi. Ma tutti ti dicono: “Ricordati che prima di essere mamma, moglie, figlia, amica… sei innanzitutto donna!”. Facile a dirsi…

Il tempo di una manicure, di un cinema con tuo marito, un giro per negozi con le amiche, tante volte si accompagnano a sensi di colpa: ti sembra di portare via del tempo a tuo figlio. E i sensi di colpa aumentano dato che, con ogni probabilità, lavori e quindi il tempo da dedicare a lui non è mai quanto vorresti.

Ma a ben pensarci quello che è peggio per i nostri figli non è tanto lo spazio che riusciamo a ritagliare per noi quanto proprio il senso di colpa con cui lo viviamo. Un figlio lo percepisce, sente che “i conti con noi stesse non tornano”, e rispecchia così questo nostro disagio. Quanto più riusciamo a non essere divise tra i nostri bisogni (ci sono, è inutile fingere di non vederli!) e la loro crescita, tanto più i figli sono sereni.

Quindi penso sia giusto che un bambino si renda conto che sua mamma può non aver sempre voglia di giocare perché magari vuole dare una sfogliata al giornale, può essere stanca, magari un po’ nervosa.
Passargli la consapevolezza dei nostri limiti può essere l’inizio di una crescita che porterà nostro figlio a riconoscere i suoi, a vivere in una dimensione di piena consapevolezza di sé.