La scorsa settimana ho partecipato al workshop Promuovere un consumo alimentare sostenibile nell’era dell’abbondanza, presso il Parco Tecnologico Padano di Lodi per il ciclo di incontri Demofield Dialogues, sotto il cappello di Expo 2015.

Più che di un workshop si è trattato di un “esperimento sociale”, in cui nell’orario significativo di mezzogiorno, i partecipanti sono stati invitati a “cambiare” identità, per fingere per una manciata di minuti di essere persone residenti in Paesi in via di sviluppo o del terzo Mondo. Solo tre dei partecipanti restavano occidentali, appartenenti al mondo agiato. Sulla scorta di questa divisione, è stato successivamente servito il pranzo, simulando la reale possibilità di accesso al cibo in base al paese di provenienza.
Il messaggio è arrivato forte e chiaro. La stanza divisa in due, da una parte un grande tavolo riccamente imbandito, a cui sedevano solo tre persone che mangiavano tranquillamente e con una certa indifferenza. All’altro capo della stanza un gruppo più folto (gli invitati al workshop), con tre ciotole di riso bianco e qualche brocca d’acqua da dividere. Per chi guardava letteralmente a bocca asciutta, due le reazioni: il senso di esclusione/ingiustizia e la domanda sul perché così tanto cibo servito a così poche persone (che ovviamente non sarebbero mai riuscite a consumarlo per intero causandone lo spreco), mentre altre venivano alimentate meno del dovuto.

Il gioco ha voluto inscenare la realtà del nostro pianeta, in modo intelligente e intuitivo anche per chi, stando dalla parte “giusta”, spesso può permettersi di dimenticarla. Ogni anno, infatti, circa 1/3 del cibo prodotto globalmente viene perso o sprecato, per un totale di circa 1.3 miliardi di tonnellate all’anno. Si deve dunque diffondere la consapevolezza che non è sufficiente produrre più cibo con una migliore qualità, ma che è necessario migliorare anche la sostenibilità del consumo. Già oggi sarebbe possibile sfamare il pianeta, ma a patto di cambiare le nostre abitudini e la nostra mentalità.

Nel contesto dell’evento è stata presentato anche MyFoody, una piattaforma online che permette di comprare prodotti che rischiano di essere sprecati in centri di distribuzione vicino a casa tua. Attraverso il sito si innesca la collaborazione tra consumatori, aziende e onlus per regalare a tutti vantaggi sociali, economici e ambientali. I negozianti e i supermercati che aderiscono avvisano online quali sono i cibi a rischio spreco nei loro scaffali, per overstock, perché vicini alla scadenza o perché non più belli da un punto di vista estetico (ma ancora buoni!). L’utente che si geolocalizza vede quindi il cibo in offerta presente nei negozi intorno a lui, determinando così un impatto logistico molto basso ed effettuando una spesa responsabile.

Vi informiamo inoltre che fino al 27 settembre al Muba, il Museo dei Bambini di Milano (Rotonda di via Besana 12), prosegue la mostra-gioco “Kids against waste“, curata da ilVespaio per mostrare ai bimbi le cause degli sprechi alimentari, coinvolgendoli in un percorso interattivo. Giocando, i piccoli apprendono le tecniche per contenere il problema e scoprono i materiali e i prodotti che si possono ottenere riciclando gli scarti agricoli e alimentari. La rassegna fa parte del progetto Childrenshare, programma culturale dedicato ai bambini e pensato da Expo Milano 2015 in collaborazione con la Fondazione Muba.