La biopsia endometriale è un esame che prevede un prelievo, condotto ambulatoriamente con una cannula apposita della mucosa uterina (endometrio) per valutare il suo grado di maturazione ciclica sia in periodo ovulatorio (8-10 giorno dall’inizio del ciclo mestruale) sia nella fase post-ovulatoria (20-21 giorni dall’inizio del ciclo mestruale).

Infatti, l’endometrio subisce trasformazioni cicliche che corrispondono alle varie fasi del ciclo femminile. Prima dell’ovulazione, l’endometrio è in fase “proliferativa”, ovvero, stimolato dagli estrogeni, cresce e si vascolarizza, poi nella seconda fase si matura per consentire l’impianto e, per assicurare il sostentamento all’eventuale embrione, si sviluppano al suo interno anche piccole ghiandole in grado di secernere sostanze nutritive.

Difatti dopo l’avvenuta evoluzione, in concomitanza con la fase luteale e quindi sotto l’influsso del progesterone prodotto dal corpo luteo, l’endometrio si inspessisce, le ghiandole secretive crescono ulteriormente e diventano lunghe e tortuose, i vasi sanguigni si attorcigliano a spirale. L’endometrio così inspessito è in grado di assicurare il nutrimento dell’embrione che, ormai in stadio di blastociti, arriva nell’utero verso il ventesimo giorno dall’inizio della mestruazione.

La biopsia endometriale dà quindi al medico la possibilità dello stato funzionale dell’endometrio e, indirettamente, dell’adeguatezza dei livelli ormonali. La biopsia endometriale consente anche una lettura cito-istologica, per escludere la presenza di cellule tumorali.

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