Ci sono malattie che durante la gestazione possono essere molto pericolose tra queste la rosolia sicuramente occupa un posto di prim’ordine.

Contrarre la rosolia durante una gravidanza  può provocare gravi conseguenze per la mamma e per il feto.

Il test

Per sapere se si è immuni alla rosolia non basta chiederlo ai propri genitori….la memoria delle mamme è come quella degli elefanti ma anche loro talvolta dimenticano.

Meglio affidarsi al rubeotest un esame diagnostico che tramite un prelievo stabilisce e verifica o meno l’immunità della madre alla rosolia.

Se la donna è stata vaccinata o ha contratto la malattia anni prima, è un soggetto immune e pertanto una reinfezione è improbabile ed anche se avvenisse la fase viremica sarebbe assente o talmente lieve da non provocare danni al feto.

Se non si è immuni è preferibile vaccinarsi se non si è ancora incinta.

La vaccinazione contro la rosolia può essere effettuata in qualsiasi momento del periodo fecondo, salvo la prescrizione per almeno tre mesi di un anticoncezionale per evitare una gravidanza che potrebbe essere a rischio per la presenza del vaccino.

I rischi

Se la donna è incinta e non è immune alla rosolia deve stare molto attenta a non contrarre il virus.

Purtroppo i danni e la gravità dei problemi al feto sono inversamente proporzionali al periodo della gestazione.

Nel primo trimestre contrarre la rosolia può generare un aborto spontaneo o morte intra-uterina.

Il feto però può anche venire infettato, soprattutto nei primi sei mesi di gravidanza, e contrarre la cosiddetta sindrome della rosolia congenita (Src), che può provocare difetti alla vista o cecità completa, sordità, malformazioni cardiache, ritardo mentale nel neonato.

Dalla dodicesima alla ventottesima settimana, la placenta esplica un’azione protettiva ed è quindi più raro che si verifichi un’infezione fetale.

Il vaccino

Il vaccino contro la rosolia costituisce quindi una protezione ottimale contro questo virus.

Ma purtroppo come rivela una delle più recenti indagine realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) nel nostro paese manca la consapevolezza sui rischi di questa malattia.

Tra il 2012 e il 2015 tutte le Regioni e le Province Autonome hanno raccolto i dati relativi alla vaccinazione, che dovrebbe essere somministrata a tutti i bambini nel secondo anno di vita e fra i 5-6 anni di età.

Il risultato è allarmante:

Più di una donna su 3 non sa se è protetta dalla rosolia.

I dati raccolti hanno dimostrato che anche se le donne non vaccinate o con rubeotest negativo (quindi non immuni alla rosolia) sono meno del 2%, ben il 37% non sa se è protetta dalla malattia, con picchi di inconsapevolezza del 62% in Calabria e situazioni più virtuose in Regioni come il Veneto, dove le donne inconsapevoli del proprio stato immunitario sono un più contenuto 28%.

In Italia le vaccinate sono per lo più donne giovani (la copertura vaccinale massima – 57% – è stata registrata tra i 18 e i 24 anni), hanno un livello di istruzione alto (43%) e non hanno difficoltà economiche (45%).