Con l’anestesia epidurale o peridurale, utilizzata durante il parto naturale, viene iniettata una combinazione di anestetici locali e oppiacei tramite un catetere posizionato nello spazio peridurale, tra la seconda e la terza, oppure la terza e la quarta vertebra lombare. Il cocktail di farmaci può essere iniettato in un’unica soluzione, oppure a più riprese, nel caso che il travaglio si protragga a lungo. Se la miscela è ben dosata, si ottiene un effetto analgesico, senza togliere la sensibilità agli arti. Una donna a cui è stata fatta l’anestesia epidurale può muoversi e continua a percepire le contrazioni, anche se sente poco o nessun dolore.

L’anestesia spinale invece, che è detta anche subaracnoidea,  è sempre un tipo di anestesia locale, che però toglie sensibilità agli arti e non consente di muoversi. Viene utilizzata in genere durante il parto cesareo. L’anestetico viene iniettato in dosi inferiori rispetto all’epidurale, ma direttamente nello spazio dove c’è il liquido che contiene il midollo spinale, bloccando così gli impulsi dolorosi provenienti di nervi prima che raggiungano il cervello.

La somministrazione dell’anestesia spinale durante un cesareo è indispensabile e chiaramente nessuno ne discute, mentre quella dell’epidurale è facoltativa, avviene solo su richiesta della donna, che deve aver fatto delle analisi preventive, e forse non è ancora dappertutto disponibile gratuitamente 24 ore si 24. Nel 2006 solo il 25% delle richieste di epidurale veniva soddisfatto, e Livia Turco propose di inserirla nei LEA, livelli assistenzali di assistenza, perché fosse disponibile per tutti.

Non bisogna tuttavia dimenticare che l’epidurale non è priva di rischi. Tra gli effetti collaterali ricordiamo i seguenti:

– bradicardia fetale e riduzione della forza contrattile uterina, con difficoltà del feto ad impegnarsi nel canale del parto;

– maggiore ricorso a tagli cesarei o parti operativi con ventosa;

– ipotensione materna, lombalgie e forti cefalee;

– reazioni allergiche.

Pur non essendo contraria a priori all’anestesia epidurale, ritengo che altre metodologie o tecniche siano da preferire. Prima di garantire l’epidurale a tutte le donne, occorrerebbe garantire loro una serie di diritti, il cui godimento è attualmente subordinato alle esigenze di reparto:

– poter essere accompagnate da una persona di fiducia;

– scegliere in libertà le posizioni per il travaglio e per il parto;

– non essere sottoposte – come raccomanda l’OMS – a procedure “dannose in condizioni di normalità e fisiologia”, quali il monitoraggio elettronico continuo, l’induzione o l’accelerazione del travaglio, l’episiotomia.

L’organismo di ogni donna – salvo condizioni patologiche – è perfettamente in grado di produrre autonomamente l’ossitocina per avviare travaglio e spinte, così come le endorfine per alleviare il dolore. Tutto quello che serve è che la donna ne sia consapevole, e che in ospedale si possa creare un ambiente confortevole, come potrebbe esserlo la propria casa.

Partorire in acqua, oppure in casa propria, possono essere due modalità che aiutano. Ciascuna deve trovare la sua. Se si pensa che la propria sia l’epidurale è giusto poterne usufruire, però non deve venirci imposta o suggerita come unica soluzione per avere un parto indolore. Bisogna invece sapere e accettare che il parto è doloroso, ma che ciascuna di noi è perfettamente in grado di incontrare e superare questo dolore.

Voi cosa ne pensate? Avete partorito con epidurale o senza? E perché?

Immagine: www.blogscienze.com

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