Le donne in Brasile stanno davvero guidando il cambiamento: lottando per i loro diritti, stanno facendo conquiste importanti per tutta la comunità cui appartengono. Ma la strada è ancora lunga, soprattutto per le Afrobrasiliane, le più discriminate.

Torniamo a parlare di Brasile, torniamo a parlare di donne: di Brasile perché, ve lo avevamo detto quando vi abbiamo presentato la nostra collaborazione con ActionAid nella pagina speciale dedicata alle adozioni a distanza, è di questo paese soprattutto che vogliamo parlarvi; di donne perché, incredibilmente, abbiamo scoperto che sono loro il vero motore del cambiamento del paese.

Non possiamo non ricordare le belle parole di un operatore locale di ActionAid, Avanildo: «Quando le donne cercano il cambiamento, non lo fanno solo per sé, ma per tutti», un motto valido sicuramente per il Women’s Center of Cabo, di cui abbiamo parlato concentrandoci sulla storia di Neta, finalmente libera da un destino di abbrutimento domestico.

Conceiçao das crioulas, donnaOggi però vogliamo focalizzare sulla categoria più sfortunata, all’interno del mondo femminile brasiliano, già normalmente messa a dura prova dagli usi e costumi locali: le donne afrobrasiliane.

Avevamo già accennato qualcosa quando abbiamo parlato di cosa significa essere una donna e soprattutto diventare mamma in Brasile. Ma non vogliamo solo descrivere situazioni di discriminazione estrema: vogliamo accendere la luce su una piccola comunità dove proprio le afrobrasiliane sono riuscite a guadagnare diritti prima impensabili per loro.

Vi portiamo nella regione di Pernambuco (quella da dove proviene la bimba adottata da Blogmamma, Adrielle Elaine, e anche Cintia, una piccola testimone dell’adozione a distanza, ricordate?), a Conceiçao das Crioulas, una comunità dalla forte tradizione, la cui storia documentata risale al 1802. Si tratta di un Quilombos, così si chiamano le comunità originariamente fondate dagli schiavi neri importati dall’Africa.

Gente che non aveva statuto di essere umano, ma di bestia: un po’ come erano e in parte ancora sono considerate in genere le donne brasiliane di origine nera, trattate con diffidenza anche solo in virtù della loro diversità fisica (perché in Brasile i canoni di bellezza sono occidentali).

Donne usate solo per lavorare, sposarsi, occuparsi della casa, fare figli: macchine sacrificate al sostentamento della comunità e alla perpetrazione della specie, senza consistenza di persona fatta di bisogni, diritti, sentimenti.

Eppure oggi a Conceiçao das Crioulas le iniziative le prendono le donne, grazie alle quali la comunità si è rafforzata e ha lavorato molto: si autodefiniscono «donne guerriere», donne che hanno la lotta nel sangue e nell’istinto.

Com’è successo? Le Afrobrasiliane hanno molto lottato, e con fatica sono riuscite a conquistare diritti, educazione, lavoro, terra, accesso al credito, per sé e per i loro uomini. Hanno saputo trasformare i propri problemi nella goccia che ha scavato la roccia.

Conceiçao das crioulas, bamboline2

L’umiliazione si è fatta orgoglio, lo stesso che si avverte quando parlano della loro storia, del loro presente, del loro lavoro, soprattutto l’artigianato: se un giorno andrete a Conceiçao das Crioulas, comprate una bambolina realizzata con i fili di tessuto colorato. Dentro ci troverete la storia di una gente che non si arrenderà mai di lottare.

 

Fonti immagini: www.espn.estadao.com.br; danielamercury.art.br; wp.clicrbs.com.br

[actionaid]