“Facciamo che io mi fermavo al distributore e tu mi mettevi una benzina che non finiva mai. Maissimo”

“Okay. Ecco, te l’ho messa”

“Poca. Ne devi mettere millemila”

“Okay. Ecco, te ne ho messa millemila”

“Troppa. Facciamo che me la toglievi e mi mettevi la benzina-fulmine che mi permetteva di superare il livello dieci di difficilità”

Gli esperti dicono: giocare con i figli è importante

I pedagoghi sottolineano l’importanza di giocare con i propri figli. “E’ un scambio affettivo ma anche conoscitivo. È anche attraverso il gioco che si impara a conoscere i propri figli” dichiara la psicologa Erika Silighini. “Tramite l’attività di gioco tanto il bambino quanto l’adulto imparano a gestire le proprie emozioni: l’aggressività, ad esempio, può essere liberata in maniera inoffensiva” le fa eco il collega Fabrizio Mancinelli”

“Solo giocando davvero, e non al computer, è possibile trasmettere il senso delle regole e sviluppare la fantasia” dichiara severo Andrea Angiolino, uno dei massimi esperti in materia: lui i giochi da tavola li disegna per mestiere, ed è autore, assieme a Beniamino Sidoti, del Dizionario dei Giochi che Zanichelli ha dedicato al tema.

La ricerca “Famiglie in gioco: la parola ai genitori”condotta nel 2012 dall’Associazione Pepita su un campione di 500 genitori ha evidenziato come gli adulti giochino ancora troppo poco con i propri figli: in media 15 minuti al giorno e prevalentemente durante il fine settimana. Peggio ancora: mentre i genitori hanno dichiarato di passare del tempo di qualità divertendosi a giocare assieme ai bambini, questi ultimi – intervistati separatamente – hanno raccontato una storia diversa fatta di giochi svolti sbrigativamente, controvoglia e subordinati a ogni altra urgenza.

Insomma, i genitori italiani giocano poco e male, privilegiando attività ludiche da svolgersi al chiuso e anteponendo esigenze quali fare la spesa, pulire la casa, cucinare e controllare i compiti. Eppure, insistono gli esperti, il gioco condiviso è indispensabile per l’armonia familiare. Di fatto anche nella serie SOS Tata non mancava mai la famiglia disfunzionale che ritrovava equilibrio e senso di appartenenza attraverso la tavola del Monopoli.

Ma sarà proprio così?

Sarà.

Sarà che sono stata una bambina solitaria, felice di vagare inosservata in un mondo che nasceva dalla mia mente per poi trasmettersi alla quotidianità, rendendola fantastica.

Sarà che i giochi di ruolo che facevo con le mie sorelle erano momenti di pura gioia.

Sarà che i giochi tra i bambini del cortile – fuori dalla logica adulta – avevano una magia che si sarebbe sciolta come neve al sole se a qualche genitore fosse venuto in mente di dirigerli.

Fatto sta che io non ci credo. Non credo affatto che gli adulti dovrebbero intromettersi in un territorio che è proprio di chi deve sperimentare la vita giocando. Quando mio padre, dopo aver letto i manuali del dottor Spock, veniva a regolare il nostro mercatino delle meraviglie secondo le leggi di mercato vigenti nel mondo adulto, ogni divertimento veniva meno e noi bambini ci sentivamo in qualche modo privati di qualcosa che avrebbe dovuto essere solo nostro.

Sono poi convinta che a un genitore spettino altri compiti quali fornire il sostentamento economico della famiglia, educazione, guida, cura e custodia, istruzione, attività fisica, ambiente pulito e cibi sani.

Siamo cattivi genitori se giocare non è tra le nostre priorità? Giocare è compito dei figli, e non mi sento affatto in colpa se dichiaro di divertirmi ben poco nel tentare di entrare nella logica di un seienne.

Per cui, figlio mio, trovati un amico che ti metta la benzina invisibile nella bicicletta, ché io adesso devo fare altro.