Il Citrobacter è stato soprannominato il batterio killer.

In Veneto ha provocato la morte di almeno 4 bambini e in questi giorni sono riprese le indagini per individuare i responsabili della contaminazione.

Ma perché è questo batterio è tanto pericoloso? Come si trasmette? Ma soprattutto come si cura?

Che cos’è il Citrobacter?

Il Citrobacter Koseiri appartiene alla famiglia delle Enterobacteriaceae.

Si tratta di batteri che che possiamo trovare nel suolo, nelle acque, nel tratto gastrointestinale e quindi anche nelle feci.

Questo microrganismo presenta una notevole capacità di diffusione e quindi può essere causa di gravi epidemie.

Può essere trasmesso da una madre colonizzata durante il parto, ma più frequentemente attraverso le mani del personale sanitario o dal latte contaminato.

citrobacter

Perché è così pericoloso per i neonati?

Il Citrobacter è particolarmente pericoloso per i pazienti fortemente debilitati e immunodepressi.

I neonati e in particolare i quelli pretermine sono soggetti ad alto rischio perché hanno le difese immunitarie ridotte.

Questo batterio infatti può provocare diverse malattie. Generalmente negli adulti le patologie interessano le vie respiratorie o il tratto urinario, ma nei neonati possono verificarsi delle forme molto gravi che colpiscono il sistema nervoso centrale e talora determinano meningiti e malformazioni molto gravi.

Come si cura

Il trattamento del Citrobacter si basa sull’uso di antibiotici come le cefalosporine e gli aminoglicosidi, ma purtroppo questo microrganismo molto spesso nelle terapie intensive risulta essere resistente a tanti antibiotici e quindi la cura diventa problematica.

Multiresistenza agli antibiotici

Infatti, purtroppo le evidenze scientifiche mondiali evidenziano tristemente che la maggioranza dei pazienti che hanno contratto il Citrobacter hanno manifestato una fortissima resistenza agli antibiotici. Questo fenomeno complica l’efficacia della terapia e in pazienti molto debilitati può portare alla loro morte.

citrobacter

Il caso Verona

In soli 2 anni ben novantasei bambini sarebbero stati colpiti dal Citrobacter, 4 sono morti e nove avrebbero riportato danni cerebrali.

Il batterio incriminato era annidato nel rubinetto del lavandino utilizzato dal personale della TIN (Terapia Intensiva Neonatale).

Sembra che allo stesso attingessero gli operatori sanitari per prendere l’acqua da dare ai bimbi assieme al latte. Non è chiaro il motivo per cui non si ricorresse all’acqua sterile.

Per ora noi manifestiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza ai genitori che hanno perso i loro bambini e a quanti stanno combattendo contro questa infezione per salvarli.