All’inizio di un anno scolastico così particolare e unico nel suo genere, è scontato che i genitori ogni giorno maturino tante domande, tanti interrogativi su come affrontare questo periodo così delicato. Cercheremo di dare qualche risposta alle domande più comuni premettendo che non esistono ancora risposte definitive: tanti aspetti verranno chiariti strada facendo, quindi, essenzialmente, il buon senso in questo momento è la migliore guida.

Cosa fare in presenza di sintomi simil influenzali?

Cosa fare in presenza di un bambino che ha febbre, che lamenta inappetenza, calo della vivacità, presenta tutte quelle classiche avvisaglie di una malattia da raffreddamento?

Innanzitutto, mantenere la serenità, non perdere la calma, osservare con molta attenzione il decorso:

  • Come si presenta la temperatura? All’improvviso o con un graduale aumento?
  • Come si comporta il bambino? E’ inappetente o mangia? E’ vivace o spossato?
  • Come risponde la temperatura alla somministrazione di un antipiretico?

Sono tutte informazioni preziose per il pediatra che dovrà essere tempestivamente contattato.

La gestione successiva, naturalmente, dipenderà da come evolverà il quadro clinico e in particolare se compariranno dei disturbi importanti a livello respiratorio.

L’aspetto importante sin dal primo momento è quello di osservare con attenzione il bambino e preoccuparsi di evitare che possa venire in contatto con le persone più fragili della famiglia.

E’ sempre meglio partire dall’ipotesi “peggiore”, non a scopo allarmistico ma cautelativo.

Il monitoraggio del decorso permetterà al pediatra di fare le sue valutazioni, eventualmente prendendo anche qualche giorno di tempo nel caso di in cui il quadro clinico non fosse del tutto convincente dal punto di vista di diagnosi di covid.

Come si manifesta il Covid nei bambini?

Nei bambini, le manifestazioni del Coronavirus sono leggermente diverse rispetto all’adulto, un po’ come succede per l’influenza, che nel bambino si manifesta in una maniera più aspecifica, con sintomi meno definiti.

Nel bambino l’infezione da Covid dà luogo a:

  • manifestazioni gastrointestinali (quindi nausea, vomito, diarrea) un sintomo che nell’adulto è meno frequente.
  • febbre alta
  • congestione – che può ricordare il raffreddore –
  • anche in età pediatrica sono segnalati casi di perdita di olfatto e, di conseguenza, del gusto non tanto come difficoltà nella percezione dei sapori ma nella discriminazione di sapori opposti (come l’amaro dal dolce)

I bambini sono infettivi quanto gli adulti? Sono infettivi anche se asintomatici?

I bambini contraggono il virus esattamente come gli adulti; per fortuna sono meno colpiti nel senso che sono meno propensi a sviluppare complicanze.

Ricordiamo che l’effetto peggiore, quello più devastante del Covid, è correlato allo sviluppo di un’intensa reazione infiammatoria definita tempesta citochimica (le citochine sono dei mediatori che attivano varie componenti del sistema immunitario). Il Covid induce una sorta di “uragano”, un sovvertimento del normale coordinamento della risposta difensiva al punto da evocare una reazione infiammatoria molto forte. Questo sopratutto nell’adulto portatore di patologie come ipertensione, dabete, malattie cardiovascolari.

Nel bambino questa predisposizione è inferiore ma non va trascurata. Il rispetto delle regole, l’insegnamento ai bambini con un approccio motivazionale (usare la mascherina, lavarsi spesso le mani, mantenere l’opportuno distanziamento) sicuramente è molto importante perché il rischio più avvertito è la trasmissione intra familiare perché il bambino può essere vettore del virus (trasmetterlo ai nonni o comunque favorire la trasmissione nel nucleo familiare

Come distinguere i sintomi del raffreddore o dell’influenza da quelli del Covid?

Inizialmente può essere molto difficile, se non quasi impossibile, però il decorso fa la differenza, sarà il pediatra a valutare l’opportunità di effettuare un test rapido – cominciano ad essere disponibili varie soluzioni che non danno una risposta definitiva se il soggetto ha l’infezione in corso oppure no, possono al limite documentare un’avvenuta infezione, ma in caso di sospetto o forte dubbio – e di un ragionamento che va fatto caso per caso, il pediatra potrebbe valutare l’opportunità di eseguire un tampone, unico test molecolare che permette una definitiva conferma diagnostica.

Il vaccino antinfluenzale è consigliabile?

Il vaccino antinfluenzale non solo è consigliabile, ma quasi “doveroso”.

Il Ministero della Salute, nella sua Circolare che formula ogni anno per fornire le direttive circa la vaccinazione della stagione influenzale, raccomanda il vaccino antinfluenzale a tutti i bambini a partire dal sesto mese. Il sesto mese perché prima di questa età il bambino non risponde adeguatamente al vaccino, tanto che si consiglia la vaccinazione della donna in gravidanza tra la 28 e la 32 settimana (questo vale anche per la pertosse). Dopo il sesto mese, tutti i bambini dovrebbero essere sottoposti a vaccinazione antinfluenzale.

Questo perché l’influenza continua ad esistere, così come continuano a sussistere tutti i vari patogeni respiratori: non bisogna immediatamente pensare al Covid: il Covid è uno dei tanti ma, naturalmente, la protezione contro l’influenza permette anche a livello clinici in sede di visita dal pediatra di escludere con ragionevole buon senso che una certa sintomatologia molto simile a quella influenzale possa essere legata a un virus di questo tipo e magari essere invece attribuibile ad altri patogeni.

Quindi, la vaccinazione è senz’altro utile e ampiamente raccomandata

Qualche raccomandazione

Il coronavirus ha fatto tante vittime, per fortuna non è un agente letale, spaventa perché i casi sono spesso in aumento e le vittime sono state parecchie: l’emergenza c’è stata c’è tuttora.

La vera questione sta nel tracciare tutti i contatti: l’approccio del pediatra di fronte ad un caso diagnosticato, consiste nel capire tutti i contatti che il bambino ha avuto per cercare il più possibile e con la massima precocità possibile di circoscrivere la diffusione del coronavirus sul territorio.

  • attenzione ai soggetti fragili quindi a tutte quelle persone che dovrebbero essere protette. In questo caso l’isolamento è una precauzione utile per arginare il rischio di contagio
  • far riferimento al medico di fiducia
  • attenzione nel cogliere tutti gli elementi, anche quelli apparentemente più insignificanti perché trasferiti al medico lo mettono nella condizione di valutare nella maniera più meticolosa il quadro clinico di ogni suo assistito.