Ho letto recentemente sul supplemento D di Repubblica alcuni stralci del libro “Up Close: A Mother’s View“, pubblicato da Bunker Hill. L’autrice, Fiona Yaron-Field, ha pubblicato i diari scritti giorno dopo giorno a partire dalla nascita di sua figlia Ophir, e le foto della bambina, scattate da lei fin da quando la piccola era appena nata. Ophir è nata con la sindrome di Down, e la mamma descrive, sgomenta, lo choc con cui ha accolto la notizia. Racconta di tutte le terapie che ha tentato con la figlia, e spiega in che modo è riuscita a innamorarsene: vivendo nel presente, smettendo di voler immaginare il futuro o di nutrire sogni di qualsiasi tipo”, facendo in modo di “vederla per quel che davvero è, al di là della maschera della sindrome di Down: una bambina meravigliosa”. Narra dei due interventi che la piccola ha subito per poter camminare, e di come, ora, sia diventata grande, pronta per la nuova scuola, con amici down e non. L’autrice spiega che finalmente adesso ha “meno paura e più fiducia”, mentre cerca di “aiutarla a crescere senza perdersi. Si tratta di un compito difficile, per qualsiasi genitore“.

Trovo che quella che emerge da questo libro sia una bellissima lezione, per tutti i genitori, di bambini down e non: accettare i figli per quello che sono in fondo è qualcosa che tutti dobbiamo imparare a fare, come pure dobbiamo aiutarli a crescere senza che si perdano, e lasciarli andare quando è il momento opportuno. Si tratta di cose che non si imparano in nessuna scuola, ma solo sul campo, vivendole.

E ogni volta che penso all’abilità, che va coltivata ogni giorno, per accettare e lasciare andare i figli, mi torna alla mente il famoso passo del Profeta di Kahlil Gibran, che mi commuove sempre:

I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé.
Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro,
E benché stiano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime,
Perché le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno.
Potete sforzarvi d’essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane.
Fatevi tendere con gioia dalla mano dell’Arciere;
Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l’arco che sta saldo.

Mi auguro e auguro a ogni genitore di poter essere un arco ben saldo, consapevole di tutte le potenzialità che si trovano nelle frecce che scocca, capace di comprenderle, accettarle, indirizzarle verso quella che secondo noi è la parte giusta  e lasciare quindi che vadano per la loro strada.

Immagine: www.bunkerhillpublishing.com