Se siete andati all’estero, probabilmente vi è capitato di dire cose tipo
“Non voglio ananas sulla mia pizza”
“Due cucchiaiate di miele nella minestrina possono bastare”, o anche
“Niente gelatina di mirtilli sulle mie polpette”.

“Non c’è fieno a sufficienza sparso sul pavimento”, invece, è un upgrade riservato a pochi. Più precisamente, a coloro che hanno un compagno polacco seriamente intenzionato a perpetrare le usanze natalizie del suo Paese. Tipo me, ad esempio, sposata a un polacco nativo di Curlandia – che è tipo Paperopoli, ma più a Nord-Est.

Quando andammo a vivere assieme, io e Radek decidemmo che il Natale sarebbe stato celebrato secondo l’usanza polacca, piena di poesia e rituale.

Sappiate dunque che Natale polacco inizia con l’acquisto della carpa. Per l’occasione, i supermercati polacchi si attrezzano con enormi vasche, così da consentire ai clienti di comprare l’orrido pesce, pescandolo. Uno entra a far la spesa, e si trova di fronte frotte di polacchi seduti a bordo vasca in galosce e canne da pesca.

La cena della vigilia comporta la presentazione di ben dodici portate: pieroghi (ravioloni ripieni di ricotta e cipolla annegati nel burro), piatti a base di pesce (l’orrida carpa), contorni di barbabietola, cetrioli, cipolla.
Sono piatti definiti “magri”, sebbene immersi in salse e gelatine variamente colorate.

Sulla tavola viene aggiunto un posto in più, nel caso un viandante solitario venga a bussare alla vostra porta. Fa niente se abitate al quinto piano di uno stabile metropolitano: nella notte di Natale sono previsti viandanti a ciuffi.

Per terra viene cosparso del fieno per ricordare la stalla dove nacque Gesù (per favore, non dite niente).

Prima di cena i membri della famiglia spezzano la particola e la offrono l’uno all’altro, dal più anziano al più giovane.
Si scambiano auguri, baci e benedizioni – è davvero bellissimo – dopodiché si esce sul terrazzo per vedere la prima stella della sera: quello è il momento in cui passano gli angeli, che lasceranno sotto l’albero i giocattoli per i bambini. Noi però, superati i tre anni dei figli, siamo passati al più discreto Babbo Natale: diversamente, la favola del Natale sarebbe stata svelata anzitempo.

La cena della Vigilia si protrae per molte vodke.
L’indomani, dopo tanto digiuno e patimento, si potrà finalmente mangiare un piatto sostanzioso: la golonka, cioè lo stinco di maiale marinato con aromi e cotto al forno. Mio marito dice che le setole, quando scendono in gola, provocano un orgasmo di tipo esofageo.

Io, grazie, come se avessi accettato.