“Oggi facevo questa riflessione: i bambini continuano ad avere meno diritti degli adulti.

A logica (e a cuore) dovrebbero averne qualcuno di più. La realtà però è illogica e senza cuore.

Quanti adulti accetterebbero di svolgere lo stesso lavoro che fanno dal lunedì al venerdì anche tutti i sabati e tutte le domeniche, durante le feste di Pasqua e di Natale e pure durante una gran parte delle loro ferie estive? Io credo che non lo accetterebbe nessuno.
Tuttavia, la maggior parte di noi considera assolutamente normale che i bambini lo facciano. Lo chiamiamo “fare i compiti”.

Quanti adulti accetterebbero di passare ore in ufficio seduti su delle sedie costituite da una tavola di compensato orizzontale, una tavola di compensato verticale e quattro gambe?
Nessuno credo.
Noi abbiamo le nostre leggi sulla sicurezza, sappiamo che abbiamo diritto a una sedia morbida, con uno schienale morbido, con dei braccioli, regolabile in altezza – perché non siamo mica tutti alti uguali! – costruita in modo tale che non possa ribaltarsi: non sia mai che cadiamo e ci facciamo male.
È considerato normale però che la sedia su cui un bambino passa ore ogni giorno sia una tavola di compensato orizzontale con dietro una tavola di compensato verticale. Niente braccioli, niente regolazione in altezza, niente precauzioni anti-ribaltamento. Nessuna attenzione alla loro comodità. Nessuna attenzione alla loro sicurezza.

Quanti di noi accetterebbero di passare tutti i giorni 4-5 ore in un ufficio di 50 metri quadrati insieme ad altri 20-25 colleghi? Nessuno.
Eppure è quello che fanno i nostri bambini ogni giorno.

Quanti di noi accetterebbero di essere privati della pausa caffé perché non hanno svolto bene il loro lavoro o hanno risposto male a un collega o addirittura perché alcuni loro colleghi (nemmeno loro: alcuni loro colleghi!) si sono comportati male?
Nessuno.
Però è normale, per molti di noi, che a un bambino che non ha fatto i compiti o ha fatto baccano durante la lezione o che ha avuto la sfortuna di avere dei compagni che si sono comportati male venga negata la ricreazione.

Quanti adulti accetterebbero di andare a lavorare in un ufficio che si trova in uno stabile che non risponde alle norme di sicurezza? Non lo so, molto pochi credo. Per i bambini neanche questa regola vale, molti di loro vengono portati giornalmente in scuole che non sono a norma.
Chissà cosa faremmo se invece di volergli così tanto bene ci fossero antipatici”

Queste riflessioni sono di un mio amico – Massimiliano Polito, papà di un bambino di nove anni – che le ha condivise su Facebook.

La situazione degli istituti scolastici

Massimiliano ha saputo mettere nero su bianco pensieri cui io non riuscivo a dare forma compiuta e che sono tornati a galla assieme all’indignazione per il crollo dei calcinacci avvenuto in una scuola di Ostuni.

Le scuole dei miei figli sono casermoni costruiti negli anni Settanta, ricordano gli edifici dell’architettura russa ai tempi del comunismo – scatole di cemento armato tappezzate di lineoleum verde e puzzolenti di chiuso e umidità.
Quando vennero costruite erano all’avanguardia. Quarant’anni dopo lo sono ancora, è questo il tragico.

All’interno vi si respira un’atmosfera punitiva: nessun segno di comfort: nessun accessorio che le renda minimamente accoglienti a parte i disegni degli studenti appesi alle pareti.

Lezioni, note e compiti

Le lezioni frontali sono le stesse che seguivo io, l’approccio dei docenti si basa sul presupposto che i ragazzi vogliano fregarli, bisogna sospettare di loro e colpire per primi. Posso capire: sono persone di mezza età che hanno esaurito da tempo gli entusiasmi dell’insegnamento e avere a che fare con bambini e adolescenti tutti i giorni, per anni, è logorante ed esasperante. Per questo note e compiti di punizione colpiscono indistintamente studenti colpevoli e studenti meritevoli.
Talvolta l’esecuzione dei compiti assegnati tiene in ostaggio le famiglie nei fine settimana e può accadere (a noi è successo) che si debba rinunciare alle attività sportive pomeridiane per poterli terminare.

Quale adulto accetterebbe tutto questo per se stesso? E perché crediamo che i ragazzini debbano farlo?