Chi di voi non ha mai letto un libro della saga di Harry Potter, o perlomeno non ha mai sentito parlare di Ron, Hermione, del professor Silente, di Lord Voldemort e di tutta la nutrita schiera di personaggi – maghi e babbani –  che popolano il suo ricco mondo magico, alzi la mano. Dall’uscita del primo volume, “Harry Potter e la pietra filosofale”, tra il 1997 e il 1998, fino alla pubblicazione del settimo ed ultimo libro, tra il 2007 e il 2008, “Harry Potter e i doni della morte”, il piccolo mago con gli occhiali e la cicatrice sulla fronte – ideato dalla scrittrice inglese Joanne Kathleen Rowling – ha raggiunto centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Ad aprile 2007 infatti i primi sei libri avevano venduto un totale di 400 milioni di copie ed erano stati tradotti in più di 64 lingue.
Anche se la saga di Harry Potter viene considerata di genere fantasy, molte sono le differenze che lo allontanano dalle tipiche saghe fantasy (come “Il signore degli anelli”,o “Le cronache di Narnia”). Le avventure di Harry Potter non si collocano in un mondo e in un’epoca immaginaria, bensì sono radicate nel nostro mondo e nella nostra epoca. La vicenda si svolge infatti nell’Inghilterra contemporanea, in un mondo di maghi che vivono fianco a fianco con i babbani, o non-maghi, e che di fronte a questi ultimi nascondono i loro poteri per ragioni di ordine pubblico. E’ anche per questa ragione che amo molto le avventure del mago Harry, pur non essendo amante del genere fantasy.
La vicenda presenta inoltre molte caratteristiche del romanzo di formazione: Harry Potter ha 11 anni quando scopre di essere un mago, che è divenuto tristemente famoso nel mondo magico in seguito all’uccisione dei suoi genitori – per opera del terribile Lord Voldemort – e che ha diritto a frequentare la celebre scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, mentre ne ha 17 quando, ormai maggiorenne (nel mondo magico si raggiunge la maggiore età un anno prima), decide di non frequentare il settimo ed ultimo anno di scuola, per cercare di sconfiggere definitivamente Lord Voldemort. Lord Voldemort infatti aveva seminato terrore nel mondo magico (e non solo) prima che Harry nascesse, ma aveva perso ogni potere dopo avere ucciso i genitori di Harry, cercando di ammazzare anche lui, che all’epoca aveva due anni, e che era invece sopravvissuto; tuttavia, nel corso dei sei anni in cui Harry frequenta la scuola di Hogwarts, Lord Voldemort recupera gradualmente tutti i suoi poteri, ritornando ogni anno più forte.
Harry e i suoi amici, come in ogni romanzo di formazione che si rispetti, diventano quindi grandi affrontando via via prove sempre più dure. I temi trattati, il linguaggio, le emozioni messe in gioco diventano sempre più “da grandi”, man mano che i piccoli maghi protagonisti crescono. Per questo Harry Potter ha conquistato non solo milioni di bambini e ragazzi, ma anche di adulti.
Io ho iniziato a leggere i romanzi di Harry Potter intorno al 2000, quando i primi tre volumi erano già diventati best seller, e non ho più smesso. Sì, perché li ho letti tutti sia in italiano che in inglese, e ora li sto leggendo a mio figlio, che ancora non sa leggere da solo. Si tratta di una lettura che mi coinvolge, mi diverte, mi fa sognare e riflettere, e mi commuove a tratti fino alle lacrime. Ho pianto per la morte di alcuni personaggi, come se mi fossero venute a mancare delle persone care: è il potere della magica penna di J. K. Rowling, che è stata capace di creare un mondo fantastico in maniera assolutamente verosimile, e dei suoi protagonisti, che con i loro pregi e limiti sembrano a tutti gli effetti umani, e veri, anche se maghi, proprio come noi.
Ho apprezzato invece meno gli adattamenti cinematografici, che si sono susseguiti con cadenza quasi annuale a partire dal 2001; questo non perché si tratti di brutti film, ma perché la magia della scrittura di J.K. Rowling perde molto sul grande schermo, nonostante la mole di effetti speciali utilizzati, al punto che per il momento ho preferito che mio figlio non li vedesse. E’ meglio, infinitamente meglio – secondo me – immaginare le avventure di Harry Potter con la propria mente, mentre le si leggono (o le si ascoltano), piuttosto che vederle ricostruite tramite un set cinematografico.
Tuttavia, dato che con il settimo volume la Rowling ha annunciato che non scriverà più niente sul mago che l’ha resa famosa, magari andrò anche io a vedere “Harry Potter e il principe mezzosangue”, tratto dal sesto libro della saga, con la regia di David Yates, quando uscirà nelle sale il prossimo luglio.

Voi cosa pensate dei romanzi di Harry Potter, e della loro trasposizione cinematografica?

Immagine: www.domanderisposte.net