In linea di massima, se il bambino scoppia a piangere durante la notte, bisogna accorrere. Nei primi mesi il pianto è quasi sempre una richiesta d’aiuto a cui è fondamentale dare ascolto. Il piccolo potrebbe avere fame, sentire troppo caldo o troppo freddo, oppure potrebbe essere infastidito da un ruttino che non riesce a uscire o, ancora, dal pannolino sporco.

Dai 7 mesi in poi il pianto assume un significato più ampio, legato per esempio alla paura dell’abbandono e al rapporto con gli estranei. I genitori, specialmente la mamma, sviluppano in modo naturale la capacità e la sensibilità per riconoscere i vari tipi di pianto del bambino e per dare risposte adeguate. A volte però si fanno cogliere dal panico e si pongono mille interrogativi sulle possibili cause. Dunque vediamo insieme come riconoscere il pianto dei bambini.

Se il bambino ha fame

Il pianto da fame compare a intervalli regolari dalle poppate e si placa quando il bambino viene alimentato. C’è poi il pianto dovuto agli “scatti di crescita”, che si verificano attorno al 2° mese e al 4° mese, in cui attraverso il pianto il bimbo esprime l’esigenza di prendere più latte.

Se il bambino ha sete

Il pianto da sete si presenta soprattutto in giornate particolarmente calde e quando il bimbo ha avuto un pasto troppo calorico o concentrato (per esempio eccessivo numero di biscotti secchi nel latte). In questo caso, sarebbe un errore fornire al bimbo altro latte: il bimbo si tranquillizza somministrandogli dell’acqua col biberon.

Se il bambino ha caldo, freddo o sonno

Vestiti troppo stretti, pannolino bagnato, caldo o freddo eccessivi, stanchezza, troppi stimoli ambientali: esclusa la fame o la sete, sono queste le altre situazioni più frequenti per cui il bambino si lamenta o piange.

Se il bambino ha dolore

La caratteristica distintiva del pianto da dolore acuto è che esso è più lungo del solito, più intenso e tipicamente inconsolabile. Il bambino strilla e tra gli urli ci può essere una fase di silenzio della durata di pochissimi secondi oppure singhiozzi alternati a brevi inspirazioni; di solito il viso diventa paonazzo. Tra le principali cause possono esserci:

  • Coliche gassose dei primi mesi, durante le quali il neonato emette urla acute, agita le braccia e le gambe e inarca la schiena, finché si calma all’improvviso. Il bambino scoppia a piangere di colpo e la crisi di pianto è più prolungata del solito (dura anche 10-15 minuti). Il bimbo piega le cosce sull’addome per ridurre la tensione sulla pancia e alla palpazione il pancino è piuttosto teso e dolente.
  • Dentizione che solitamente comincia verso i 3 mesi, quando, di norma, il primo incisivo centrale taglia la gengiva inferiore. In genere il bimbo presenta abbondante salivazione. Spesso si verifica un piccolo aumento della febbre e talvolta in concomitanza con la dentizione si nota un aumento degli episodi di scariche diarroiche.
  • Mal d’orecchio. Il dolore è continuo, intenso, compare spesso di notte. Allarma i genitori e porta quasi sempre a rivolgersi al medico. Il bimbo si porta la mano o le dita all’orecchio. Il pianto aumenta o è scatenato quando si tira leggermente il padiglione. Di solito nelle ore precedenti il bimbo era raffreddato.

Allora come affrontare e reagire al pianto del bambino?

E’ bene innanzitutto non porgere come prima cosa il latte o un biberon con acqua o camomilla, perché non sempre il bambino piange per fame o sete. L’importante è non lasciarlo piangere da solo per più di qualche minuto quando si intuisce che si è svegliato per una vera necessità, perché potrebbe avere la sensazione di essere stato abbandonato, a tutto discapito della sua serenità.

Nella maggioranza dei casi basta far sentire la propria presenza al bambino, coccolarlo e rispondere alle sue esigenze per veder passare il pianto. Porgergli l’aiuto che si aspetta significa trasmettergli quella sicurezza che costituisce un’ottima base per nanne tranquille nei mesi a venire. Dunque è importante che la mamma impari a comprendere se il pianto del bambino esprime una richiesta di aiuto oppure se si tratta di un piagnucolio fine a se stesso, che non richiede alcun intervento.

Fino a quando non si diventa esperte, può essere consigliabile attendere qualche minuto prima di raggiungere il bambino. Se il piccolo smette spontaneamente di piangere non è necessario andare da lui.

E voi mamme come vi comportate davanti al pianto dei vostri bambini? Sapete riconoscerlo? Avete avuto problemi i primi tempi? Raccontateci la vostra esperienza!

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