Ci sono argomenti difficili da affrontare, discorsi che quasi nessuno vorrebbe ascoltare, perché spesso non ci sono parole per descrivere e riuscire ad accettare il dolore dei bambini gravemente ammalati e delle loro famiglie. La giornalista Paola Natalicchio, trentatreenne pugliese, trapiantata a Roma, queste parole è riuscita a trovarle, e ha raccontato prima in un blog e ora in un libro la sua esperienza nel regno di Op, insieme al figlio Angelo, nato nel marzo del 2011.

Op sta per Oncologia Pediatrica, ma ricorda il regno di Oz, il luogo dove la protagonista della storia, Dorothy viene scagliata da un tornado:

Come dice Concita De Gregorio, nell’introduzione al libro

C’è una minoranza di persone che nomina le cose, sa farlo, e lo fa anche per gli altri; che guarda negli occhi la paura e dà al resto del mondo la misura del coraggio. Che entra nel buio e torna dicendo: questa dove si sta di solito è la luce. Allora gli altri dicono: certo, lo sappiamo. È vero, tutti lo sappiamo. Ma trovare le parole per dirlo fa la differenza, rende consapevoli.

Nel libro si trovano, oltre ad alcuni post già pubblicati sul blog di Paola Natalicchio, alcuni suoi testi inediti e anche un appendice, nella quale due medici di Op motivano la loro scelta di lavoro e spiegano cosa sono e come si curano i tumori infantili. Si tratta di un libro che vuole richimare l’attenzione sui genitori di bambini oncologici, “senza paura e senza fare paura”, come dichiara l’autrice. E, incredibilmente, ci riesce.

Livia

Fonti: fondazionemaruzza.wordpress.com

lameridiana.it