La pubblicazione Sottosopra della Libreria delle donne del mese di ottobre è interamente dedicata al lavoro: gli articoli sono stati scritti da “donne di diverse età, esperienze, saperi, talenti”, che fanno parte del gruppo Lavoro di Milano, e che si incontrano da anni per discutere e ragionare insieme. Si parla innanzitutto dell’importanza delle relazioni, che le donne più degli uomini ricercano anche nel mondo del lavoro: le relazioni sono fonte di felicità, e le donne le tengono in maggiore considerazione rispetto agli uomini perché sanno meglio di loro “che si nasce dipendenti e si muore dipendenti”. E’ necessario, ora più che mai, lavorare in maniera tale da rispettare la vita, la crescità di sè, le relazioni.

Esiste un’enorme mole di lavoro, di cui più spesso si fanno carico le donne, che in genere non è retribuita, e ciononostante è necessaria per vivere: è il lavoro di chi si prende cura della casa e dei figli, di chi è temporaneamente malato, di chi è vecchio o non autosufficiente. Il lavoro domestico delle donne in Italia è pari a una media di 5 ore e 47 minuti giornalieri, contro le 3 ore e 36 minuti delle norvegesi; gli uomini italiani, invece, collaborano in casa per una media di 1 ora e 55 minuti, contro le 2 ore e 24 minuti dei norvegesi. Anche nel Nord dell’Europa, quindi, sono comunque le donne che dedicano più tempo a casa e famiglia, e che per questa ragione chiedono più spesso il part time, rinunciano alla carriera, percepiscono uno stipendio inferiore.

Ma le donne – almeno la maggior parte delle donne – vuole poter dire un doppio sì: sì al lavoro, e sì alla maternità.

Ed è per questo che le autrici della pubblicazione immaginano un futuro più roseo, dove la conciliazione di queste due sfere è possibile, e dove il lavoro non retribuito di cui si fanno carico soprattutto le donne “sia riconosciuto come contributo imprescindibile alla ricchezza di tutti”.

Un mese fa, sul Corriere, si leggeva che 24 mila mamme milanesi salvano, con il loro lavoro, i bilanci famigliari, laddove i mariti sono disoccupati o in cassa integrazione. Ciononostante – rilevava Sabina Guancia, presidente dell’Asso­ciazione per la famiglia della Cisl – “i lavori di cura di fatto sono ancora affidati alle donne. Spesso non basta un’emergenza per ribaltare i ruoli”. Secondo me sarebbe sufficiente ridimensionarli, piuttosto che ribaltarli, e credo che ci stiamo già avviando in questa direzione. Voi cosa ne pensate?

Immagine: www.crenshawcomm.com