Con una circolare del 9 aprile l’Agenzia delle Entrate ha messo a punto un decalogo anti-evasione in base al quale le scuole private sarebbero un “servizio di lusso“, quindi un indicatore attendibile di ricchezza. Le associazioni di gestori, genitori e studenti delle scuole paritarie italiane, non tutte cattoliche, sono insorte. Secondo Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc, Associazione dei Genitori delle Scuole Cattoliche, le famiglie di chi frequenta una scuola privata non devono essere poste sullo stesso piano di chi possiede uno yacht. Anche Luigi Sepiacci, presidente dell’Aninsei, l’associazione delle scuole non statali che è anche iscritta alla Confindustria, sostiene che non è corretto dare per scontato che coloro che frequentano le scuole private siano ricchi: nella sua scuola solo il 10% degli iscritti avrebbe redditi consistenti, mentre molti genitori farebbero sacrifici per consentire ai figli di frequentarla.

Poiché la circolare ha l’obiettivo di stanare chi evade le tasse – in un paese dove solo 15 mila contribuenti dichiarano più di 300 mila euro, ma si immatrico­lano 250 mila auto di lusso al­l’anno – chi è in regola con i pagamenti non dovrebbe preoccuparsi dei controlli.

Ma i rappresentanti delle nove associazioni di scuole paritarie che hanno reagito alla circolare sul decalogo anti-evasione temono evidentemente che potenziali utenti delle loro scuole ripieghino sulle pubbliche per evitare i controlli del fisco, e sostengono che in questo modo “diritti garantiti dalla Costituzione” quali “libertà di educazione e di scelta scolastica delle famiglie” vengono equiparati a spese superflue.

Intanto comunque si è deciso che i fondi destinati alla scuole paritarie non subiranno praticamente alcun taglio (120 milioni di euro, rispetto ai 130 inizialmente assegnati).  “Il diritto inalienabile di educare i figli secondo le proprie convinzioni etiche e religiose” va salvaguardato sempre, sostiene Papa Benedetto XVI.

La scuola pubblica, invece, vada pure in malora. A nulla sono valse le proteste di famiglie e insegnanti, dato che i tagli per il prossimo anno scolastico saranno consistenti e riguarderanno tutti, persino le scuole dell’infanzia comunali a Milano.

Secondo voi è giusto penalizzare la scuola pubblica continuando a favorire le paritarie?

Ed è giusto che – nonostante tutto – queste ultime vengano considerate un bene di lusso?

Immagine: cittafutura.net