L’uomo non cessa mai di imparare e l’apprendimento non si arresta alla preparazione degli esami di compimento degli studi. Chi scopre il piacere di imparare e impara con entusiasmo a scuola, avrà per tutta la vita, divenuto adulto, un rapporto positivo con l’educazione di sé, e con il mondo. In queste poche parole si può riassumere la filosofia delle scuole Steineriane.

Rudolf Steiner (Donji Kraljevec, 25 febbraio 1861 – Dornach, 30 marzo 1925) è stato un filosofo, esoterista e pedagogista austriaco. È il fondatore dell’antroposofia e di un personale stile pedagogico, oltre che l’ispiratore dell’agricoltura biodinamica.

Le persone non sono mai arrivate all’idea che l’educazione possa essere diversa dall’apprendere un sapere a scuola; anzi considerano l’apprendimento di tale sapere come un ideale, mentre l’importante è che si impari ad apprendere ma in modo che, per quanto vecchi si diventi, fino all’ultimo anno di vita si possa rimanere uno scolaro della vita. Rudolf Steiner (da “Introduzione ad una pedagogia sociale” Ciclo di conferenze tenute a Stoccarda nel maggio giugno 1919).

Quasi tutti noi arriviamo dall’educazione della scuola pubblica, fatta di ritmi, scadenze, stress (per genitori e figli), ma sopratutto con le idee molto ben chiare di cosa si “deve” imparare a scuola: che differenze incontra un bambino che entra nella scuola steineriana?

Il bambino non viene considerato come un substrato passivo sul quale imprimere nozioni ed informazioni, ma un essere in divenire, ricco di capacità e talenti da risvegliare.

L’obiettivo educativo fondamentale è quindi attuare una metodica ed una didattica che consentano al singolo alunno, al singolo essere umano, di scoprire e porre pienamente in atto tali capacità con il minimo di condizionamenti e distorsioni.
Nel percorso pedagogico della scuola steineriana è riservata una grande attenzione al rispetto delle fasi evolutive del bambino: precocizzare spesso vuol dire indebolire le capacità, non guadagnare tempo!

Tutto il piano di studi si pone come risposta alla necessità di nutrimento interiore dell’individualità che sta nascendo; le classi sono composte in modo da essere omogenee per età e quindi non sono previste bocciature.
Poiché l’uomo impara solo dagli altri uomini a diventare uomo è chiaro che al centro della pedagogia steineriana sta la figura dell’insegnante. Esso è sempre un individuo fortemente motivato e consapevole del fatto che per diventare realmente “maestri” occorre un costante impulso all’autoeducazione personale: questo impegno garantisce l’instaurarsi di un giusto rapporto tra il maestro e i suoi allievi.

Nelle scuole steineriane le materie artistiche e manuali hanno pari dignità rispetto a quelle intellettuali: la testa, il cuore e la mano hanno un’importanza qualitativamente uguale per lo sviluppo del bambino. Ecco perché nelle scuole steineriane vengono stimolate nella stessa misura le facoltà cognitive, morali, pratiche e manuali. Accanto alle materie tradizionali compaiono: due lingue straniere, lavori manuali, canto, strumento, pittura, modellaggio, disegno, euritmia (arte del movimento legato alla parola e alla musica), ginnastica Bothmer (ricerca ginnica di armonia del corpo con le leggi e le qualità del tempo e dello spazio), teatro, giardinaggio e falegnameria. Tali materie non sono di “abbellimento” al programma, ma sono sostanziali.

Anche le materie più “intellettuali”, come la grammatica o la matematica, vengono insegnate in modo da far scaturire l’astrazione e la formalizzazione da un processo artistico e pratico.
ll metodo e la grande varietà di insegnamenti fanno in modo che ogni ragazzo possa manifestare le proprie abilità con soddisfazione, senza emarginare i meno dotati. Nelle scuole steineriane si fa un uso estremamente limitato di libri di testo.

Il racconto vivace dell’insegnante, il dialogo continuo, e la stretta interazione tra i ragazzi che vivono l’organismo di classe sono la base dello svolgimento di tutti gli insegnamenti. Gli allievi costruiscono, giorno per giorno, il proprio quaderno, che curato e personalizzato, diventa il vero libro di testo su cui studiare. (Fonti : scuola Rudolf Steiner Lugano-Origlio)

Tutto rose e fiori? Forse.

Alcuni sostengono che nella scuola steineriana ci siano anche forti limiti. Si chiede ai bambini di non avere giocattoli in materiali che non siano naturali, quindi niente plastica e similari ma solo legno, stoffa, metallo (e anche questi devono essere naturali e non trattati, tipo lana grezza, legno grezzo etc.). Zero tv, zero cinema, zero computer. Si consiglia di indossare solo abiti di certi colori e in materiali naturali. Mangiano esclusivamente alimenti naturali e non conservati, molte verdure e legumi, pochissima carne e solo bianca (asseriscono che quella rossa faccia diventare aggressivi).

Chi iscrive i propri figli finisce spesso in una sorta di pseudo-isolamento: finisce che ci si sente ‘diversi’, che si inizia (magari non appositamente) ad evitare che il proprio figlio vada a giocare con il figlio del vicino di casa perché quest’ultimo possiede decine di giocattoli di plastica, macchinine, trenini, robot vari e tv a volte accesa..
Inoltre viene richiesto un impegno alle famiglie nel mantenimento dell’ordine e della pulizia scolastica. L’ammissione alla prima classe avviene dopo una valutazione di una commissione di maestri e dal medico scolastico per assicurarsi che i bambini siano realmente maturi e pronti.

Se volete avere un’idea di come è una vita “steineriana” visitate il sito Vivere semplice e spregiudicato, di una famiglia residente a Roma.

E voi avete avuto esperienze dirette?