In alcune zone del mondo i bambini dormono in un’amaca che dondola appesa al soffitto. Accarezzati dal vento, si addormentano accompagnati da un sottofondo di suoni familiari: lo scorrere dell’acqua, il rumore delle stoviglie, il belare delle pecore e il muggito delle mucche.

Ma non esiste il pericolo che il bambino assuma cattive abitudini? E’ questo il timore che molti genitori si pongono quando si tratta di cullare il proprio bambino. In realtà, durante i primi mesi, non esistono vizi, solo bisogni vitali. Il piccolo ha bisogno di essere cullato come di mangiare e di respirare. Esperimenti di laboratorio condotti da un’equipe di ricercatori dell’Università di Vancouver, in Canada, hanno dimostrato che quando il bambino viene cullato il battito cardiaco rallenta, la tensione muscolare diminuisce, la respirazione diventa più regolare e profonda, sincronizzandosi con il ritmo del cuore.

L’aiuto della mamma è insostituibile. E’ attraverso di lei che il neonato impara a distinguere il proprio corpo da quello degli altri. Spesso siamo portati a credere che il bambino sarà più indipendente se lo si lascia in balia di se stesso. E’ vero l’esatto contrario: più intimo è il contatto con la propria madre, maggiore sarà la sua capacità di autonomia. Non bisogna dunque trascurare che sono proprio le carezze, le coccole, le ninnenanne i mezzi attraverso i quali il piccolo riuscirà a conquistare la capacità di mantenere l’equilibrio e di usare l’udito e il tatto, “strumenti” fondamentali per impadronirsi del mondo che lo circonda.

Il modo più classico per cullare un bambino è tenerlo raccolto nell’incavo del braccio, con la testa appoggiata sul nostro cuore. Alcuni bambini però preferiscono altre posizioni, e non vi è ragione per negargliele. Possono anche essere tenuti a pancia in giù sorreggendoli allora con il braccio messo tra le gambine.

Per calmare un neonato che piange è consigliabile cullarlo con affettuosa energia (cercando di non trasmettere ansia o stanchezza). Con voce rassicurante potete bisbigliare parole dolci. Così il piccolo viene accompagnato alla soglia del sonno e si addormenterò rincuorato. Le parole possono anche essere strampalate, buffe, improvvisate.

Non si deve però sottovalutare il fatto che attraverso le ninnenanne i bambini possono inconsciamente imparare la lingua e le tradizioni della loro terra. Scegliere un testo poetico può essere piacevole. La ripetizione delle stesse parole (per esempio, il nome del bambino) ha un effetto ipnotico che favorisce il sonno.

La ninnananna notturna va cantata lentamente, ma non in modo monotono. Il ritmo delle ninnenanne ha sospensioni simili a quelle dell’altalena, che arrivata al punto più alto si ferma un attimo per poi ridiscendere. E’ una sorta di dolce dondolio. Non è necessario essere intonati: il bambino non ha ancora la capacità di giudicare l’intonazione del vostro canto. Il volume della voce va tenuto basso, al limite della percezione. E’ bene che a volte il papà si sostituisca alla mamma nel cantare le ninnenanne. Alternandovi, rassicurate il bambino sul fatto che potrà sempre contare sulla presenza di entrambi.

Avete l’abitudine di cullare i vostri bambini? Io i miei li ho sempre cullati, addirittura ho fornito la camera della più piccola con una sedia a dondolo dove la sera, prima di metterla nel suo lettino, solitamente ci congediamo un po’ di coccole 😉

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