Molti neo-genitori sono preoccupati di come procede lo sviluppo del loro figlio: non per nulla esistono infinite guide pediatriche che riassumono le tappe fondamentali di questo periodo di vita, e tutti si confrontano con questi manuali per avere dei punti di riferimento.

Nei primi anni, i genitori non riescono a fare a meno di fare confronti:

“Mio figlio ha camminato a 15 mesi, il tuo?”

“Ha quasi un anno e dice pochissime parole, sarà normale?”

Per alcuni diventa proprio una preoccupazionePer questo è importante “educare” i genitori a riconoscere uno sviluppo sano, senza sviluppare ansie, ma piuttosto utilizzando dei parametri che consentano di prendersi cura dei problemi del bambino in tempi utili.

In realtà, già l'affermazione che ho scritto sopra mi sembra fin troppo enfatica. Ritengo che la cura dei primi anni di vita non debba andare alla ricerca di possibili “deviazioni dalla norma”: la normalità è un concetto statistico, lo sviluppo, invece, è fatto da tanti di questi parametri da essere realmente complesso e difficile da leggere.

E' importante educare i genitori a riconoscere l'unicità.

Ciò significa non che vige l'assenza di regole, ma che nel mondo di oggi dobbiamo essere consapevoli del ruolo giocato dall'Ambiente (di cui fa parte la nostra famiglia, il luogo in cui viviamo, la nostra casa, il contesto sociale, etc.) e di come questo si intreccia con la crescita dei nostri figli.

La complessità di imparare ad essere genitori diventa spesso causa di ansie e timori, che a mio parere sono solo il simbolo di quanto siano rapidi i cambiamenti in questo periodo, non solo per lo sviluppo del bambino, ma dell'intera relazione genitore-figlio (e genitore-genitore!).

Cominciamo dal fatto che lo sviluppo è discontinuo: molti lo hanno suddiviso in tappe, le quali però non possono assolutamente essere rispettate con precisione. Se vostro figlio non è puntuale agli “appuntamenti”, mettete in conto che alcune tappe vengono  recuperate dopo.

Ogni bimbo ha i suoi tempi: alcuni bimbi, ad esempio, non gattonano affatto, ma si tirano su e camminano, forse un po' più in là ma lo fanno. In compenso, recuperano il piacere di gattonare in un momento in cui magari non ve lo aspettereste!

Anche per il linguaggio il discorso è molto variabile: esistono bambini che iniziano subito la lallazione, altri che (anche per temperamento) sono più riflessivi e riservati. Non tutti i bambini sviluppano la competenza linguistica nello stesso modo. 

Per certo, però, più che confrontare il numero di parole è importante valutare il loro livello di interazione. Questo, a mio parere, può essere un campanello di allarme più significativo rispetto ad altri, che valuta quanto il bimbo è capace di relazionarsi agli altri, e di avere rapporti sociali.

Ricordiamo che l'aspetto più importante per la crescita di un bambino è avere genitori che siano in contatto con lui, che sappiano relazionarsi in un'interazione esclusiva (che preveda cioè dei momenti in cui tutta l'attenzione è dedicata al bambino) e che permettano al bimbo di avere una ricca gamma di esperienza, dal momento che tutto l'apprendimento passa attraverso il vivere in prima persona, che così importante è all'interno del nucleo familiare.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

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