Una ricerca dell’Università di Bologna dice che l’imprinting famigliare è molto importante, anche nell’apprendimento della matematica. Lo studio, condotto su 124 bambine tra i 5 e i 7 anni e pubblicato su Developmental Psychology, ha messo in evidenza che se la madre crede che la figlia non sia portata per i numeri, questa otterà in matematica punteggi fino al 15% inferiori rispetto alle coetanee con madri che le incoraggiano. L’opinione dei padri al contrario è risultata ininfluente. Inoltre, è stato chiesto alle bambine di rappresentare con un disegno l’immagine femminile ed è risultato che coloro che hanno utilizzato un‘immagine stereotipata hanno spesso una madre che nutre poca fiducia nella capacità del genere femminile di cavarsela bene con i numeri.

In effetti, sostiene Wilma di Palma, responsabile del Museo della matematica di Roma, “nessuno studio serio di neurofisiologia ha mai detto che testosterone e matematica hanno un qualche nesso tra di loro.” Nei paesi scandinavi, dove evidentemente alle femmine si dà più fiducia, il gap tra maschi e femmine che si iscrivono a facoltà scientifiche e che poi fanno ricerca è praticamente inesistente. L’Italia invece si colloca in questa classifica al penultimo posto, tra la Corea del Sud e la Turchia.

E’ interessante anche notare che – sostiene Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti di Piacenza -“esistono famiglie orientate in senso tecnico che producono un certo numero di ingegneri, e altre orientate in senso umanistico, che producono avvocati e insegnanti”. Spesso il trend si ripete anche per tre o quattro generazioni.

Cerchiamo allora di liberarci dagli stereotipi, che sono duri a morire, e lasciamo che i nostri figli ci stupiscano con le loro capacità. Abbiamo tutti molto da guadagnare.