In Italia solo l’11% dei bambini tra 0 e 3 anni trova posto al nido. Per tutti gli altri, le mamme e i papà devono cercare soluzioni diverse: nonni, Tagesmutter, baby-sitter. E’ vero che alcuni scelgono spontaneamente una soluzione alternativa, perché ritengono che un bambino molto piccolo abbia bisogno di un suo luogo esclusivo, e credono che il nido sia indicato solo a partire da 12 o addirittura 24 mesi (come afferma Federico Bianchi di Castelbarco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, su Repubblica del 10 settembre 2009).

Ma le soluzioni alternative si basano sulla disponibilità dei nonni, che non è sempre garantita: devono vivere possibilmente nelle vicinanze, non avere impegni di lavoro, godere di buona salute e desiderare dedicarsi part o full time ai loro nipotini. Quattro condizioni che non sempre si verificano simultaneamente.

Oppure si tratta di soluzioni che, specie se la richiesta è di molte ore al giorno, sono più costose del nido. E comunque anche le tariffe del nido comunale, si sa, non sono proprio leggere: a Milano è sufficiente avere un indicatore isee di oltre 27.000 euro per pagare 465 euro al mese.

Quindi è anche a causa della difficoltà di trovare posto al nido o a causa delle rette elevate che molte mamme scelgono di rinuciare al lavoro, almeno temporaneamente.

Soprattutto nel centro Sud trova posto al nido solo il 20% / 30% dei bambini le cui famiglie ne fanno richiesta. A Bari, Napoli, Palermo e Catania non sono sufficienti neanche le scuole materne: il 20 % dei bambini arriva a scuola senza avere frequentato un giorno di asilo. Ed è davvero un peccato. Perché – se da un lato anche io ho qualche perplessità sul fatto di mandare un bambino di pochi mesi al nido – è vero che il nido e successivamente le scuola materna sono importantissimi, a partire da 12 – 24 mesi.

Molto ancora si può e si deve fare, per i bambini e i loro genitori:

aumentare i posti al nido, offrendo anche rette più accessibili, e naturalmente garantire la scuola materna a tutti;

incrementare il numero di nidi aziendali, ottima risorsa per mamme che lavorano molte ore al giorno lontano da casa;

allungare i congedi di maternità, come sostiene Fedrico Bianchi di Castelbianco su Repubblica, portandoli fino a 12 – 14 mesi;

consentire alle mamme di scegliere con più facilità il part time, o il telelavoro e il lavoro da casa;

offrire e ampliare il servizio di Tagesmutter in convenzione, come garantiva un tempo il comune di Milano.

Vi viene in mente altro?

La mia lista non è chiusa, si accettano altre proposte, anche creative. Se non vogliamo che il nostro paese diventi un paese di vecchi e di (poche) mamme disoccupate, bisogna trovare presto delle soluzioni, anche prendendo a modello altri paesi europei: la Francia per esempio, per l’offerta di asili nido, e la Germania, per i congedi di maternità e la diffusione capillare di Tagesmutter.

Un proverbio africano dice che ci vuole un intero villaggio per far crescere un bambino: io direi che oggi nel nostro mondo ci vuole un’intera nazione.

Immagine: babbibabbi.wordpress.com