Il 25 agosto Isabella Bossi Fedrigotti ha scritto un articolo sul Corriere della Sera, nel quale commenta la notizia che le scuole medie saranno molto più esigenti nei confronti dei ragazzi: non solo sarà decisamente più difficile ottenere voti alti all’esame di terza media, ma l’intero percorso triennale, considerato l’anello debole del nostro sistema scolastico, sarà più duro, con regole basate su rigore, impegno e meritocrazia.

Il titolo dell’articolo, che ha ricevuto più di duecento commenti on line, è emblematico: “Stiamo chiedendo troppo ai nostri figli?” La domanda è naturalmente retorica, la risposta secondo la giornalista e scrittrice è affermativa: e non solo per quanto concerne la richiesta di migliori prestazioni scolastiche, considerata giusta, entro certi limiti.

Il problema viene soprattutto dalla forte pressione che i bambini e i ragazzi devono sostenere, per raggiungere l’eccellenza non solo a scuola, ma anche in tutta una serie di attività extrascolastiche, che spaziano dal nuoto, al calcio, al basket, alla danza, fino all’inglese – che va approfondito con un’insegnate madrelingua – e allo studio di uno strumento musicale.

Ne abbiamo già discusso sul nostro blog: a ogni bambino deve essere garantito il diritto di divertirsi e giocare, e quello di non essere un campione (come si legge sulla Carta dei Diritti dei Ragazzi allo Sport); inoltre, anche se nessuna carta lo contempla – per quanto mi risulta – è fondamentale anche il diritto di annoiarsi.

Riempire le giornate dei nostri figli con svariati impegni, che non consentono loro mai di tirare il fiato, riflettere su di sè, rilassarsi, non solo non è produttivo, ma, alla lunga, è addirittura controproducente.

Inutile è caricarli di troppe aspettative e richieste: meglio ricordare loro quello che Branduardi cantava nel 1992: puoi ridere, sognare / puoi cadere, puoi sbagliare / e poi ricominciare. Perché l’importante è crescere, cambiare / continuare a navigare (da “Si può fare”).

Siete d’accordo?

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