Una delle cose più belle del Natale è viverlo attraverso gli occhi dei bambini: vedere la gioia dipinta sui loro volti mentre scartano i regali, osservarli alle prese con nuovi giochi e immersi in nuove avventure.
Ma cos’è il gioco per il bambino e come si relazionano genitori e nonni con il bambino attraverso il gioco?

Abbiamo partecipato all’evento “Scoprire le sue passioni è un gioco” organizzato da Fisher-Price per il lancio della nuova campagna che incoraggia i genitori a lasciare che “i bambini siano bambini”, lasciandoli liberi di esplorare e scoprire il mondo e se stessi attraverso il gioco.

La Dottoressa Cristina Liverani di Doxa ha illustrato i risultati di una ricerca che ha coinvolto 400 mamme (età media 34 anni) e 100 nonne (età media 65 anni) di bambini tra gli 0 e i 3 anni.

Dalla ricerca è emerso che:
• sono soprattutto le mamme a comprare i giochi per i bambini, seguite dalle nonne, ma ben 1 nonna su 2 si adegua alle indicazioni della mamma nella scelta della tipologia di giocattoli
• secondo le mamme il gioco per il bambino è soprattutto divertimento, lo riconoscono come passaggio fondamentale alla crescita, ma anche momento di gioia e creatività, e questo è tanto più vero con l’avanzare dell’età del bambino
• la cosa che le mamme ritengono più importante nella scelta di un gioco è che possa incoraggiare lo sviluppo sano del figlio (63%), poi che lo renda felice (55%) e poi che si tratti di un prodotto di buona qualità (48%)
il 65% delle mamme compra giochi sempre diversi per stimolare il bambino
• generalmente i papà sono più attivi nelle attività ludiche e prediligono fantasia e invenzione, tirando fuori la parte più infantile di sé. A volte però si calano talmente tanto nel gioco che entrano in reale competizione con il bambino
• nel 68% dei casi i nonni fanno regali al di fuori delle ricorrenze. Capita anche a voi?

bambino che gioca con un gioco Fisher-Price
La Dottoressa Elena Urso, Pedagogista, ci ha raccontato il gioco dal punto di vista del bambino:

Il gioco è per il bambino la sua dimensione esistenziale: quello è il suo mondo, il suo spazio di onnipotenza, lui non sa nemmeno di giocare! Il bambino cresce giocando: lo fa da subito, è il suo modo di sperimentare il mondo, se stesso e le proprie emozioni. La distinzione tra gioco e realtà avviene tardi: quello che loro pensano è reale.

La ripetitività è fonte di sicurezza: gli piace guardare decine di volte lo stesso cartone animato, cantare sempre lo stesso motivetto e ripetere i giochi che ha imparato. Il bambino infatti vuole continuare a ripetere quelle azioni che gli danno piacere e soddisfazione e questo lo aiuta ad affinare le abilità acquisite.

E’ importante che noi ci divertiamo in modo sincero con loro: proponiamogli dei giochi che piacciono anche a noi, ma ricordiamoci che la proposta va bene, l’imposizione no. Per i bambini è importante sentire che abbiamo realmente piacere a condividere con loro i momenti di gioco, in modo spontaneo e autentico.

Ma non sempre i genitori devono partecipare attivamente al gioco: spesso basta la presenza e la vicinanza. I bambini infatti solo verso i 2 anni cominciano a capire che la mamma non sparisce se va in un’altra stanza ed è quindi per loro fondamentale non doversi preoccupare di dove sia il loro punto di riferimento mentre sono intenti a giocare.

Capita che i bambini si arrabbino quando il gioco non va come vorrebbero: allora piangono, urlano, lanciano i giochi. Tutto questo non ci deve preoccupare e non va evitato, ma al contrario è fondamentale per insegnare loro a gestire la frustrazione.

I bambini non amano le sorprese perché li destabilizzano: interrompere il gioco bruscamente, mentre sono ancora totalmente immersi in quella realtà, è un piccolo evento traumatico. Bisogna quando possibile anticiparglielo, per esempio avvisandolo che tra qualche minuto sarà pronta la pappa e bisognerà quindi smettere di giocare.

bambino che gioca con un gioco Fisher-Price

Un altro aspetto frequente del gioco è il litigio tra bambini. Anche questo è normale, non dobbiamo allarmarci né intervenire costantemente: per il bambino stare nel conflitto è l’unico modo per saperlo gestire. Se gli adulti intervengono sempre come mediatori i bambini non imparano a litigare né ad uscire da soli dal conflitto.
Questo succede perché il gioco è identitario e ha un forte valore affettivo: rappresenta il bambino stesso e darlo ad un altro vuol dire dare via un pezzettino di sé. Questo succede finchè il bambino non sviluppa una forte identità che lo renda sicuro di sé.

Libertà è una delle parole d’ordine da tenere in mente quando giochiamo: lasciarli liberi di sperimentare con le loro modalità, anche in modi inconsueti. I bambini spesso infatti utilizzano i giochi in modo improprio: ma va bene così, fa parte della loro creatività! E così una seggiolina può diventare una locomotiva e una pentola un tamburello. Anche un gioco rotto per i bambini è un altro gioco, ha semplicemente cambiato forma, ma proprio per questo a volte diventa unico e irripetibile, quindi ancora più prezioso.

I bambini devono poter esprimere se stessi senza condizionamenti. Devono poter giocare in modo spontaneo, senza che venga da noi richiesta una performance. Possono inoltre decidere di dedicarsi sempre agli stessi giochi e ignorarne degli altri, per poi riconsiderarli magari più avanti. Lasciamogli quindi la possibilità di seguire senza forzature il loro tempo interiore.
Ascoltiamo di più i bambini…e fidiamoci del loro istinto.

Post in collaborazione con Fisher-Price