Lo ammetto, l’argomento tumore al seno per me è un po’ tabù. Psicologicamente mi blocca e mi provoca un effetto deleterio. Sono portata a sfuggire ai controlli perché ho paura. Sarà che ho avuto una cara amica che lo ha combattuto purtroppo senza successo ed essendo molto vicine (sia fisicamente che di cuore) ho vissuto insieme a lei tutti i passaggi della malattia, sarà che sono una fifona ma devo sempre essere spronata a fare i controlli.

Più si diventa grandi, più si ha a che fare, purtroppo, con la malattia. Amiche, parenti e conoscenti: ognuno di noi ha incontrato donne combattenti che non si sono vergognate del loro fazzoletto in testa. Alcune non ce l’hanno fatta, e sono quelle che si ricordano di più, ma tante sono guarite.

Anche io ne ho conosciute: dall’amica di mia mamma che facendo la doccia si è scoperta un nodulo al seno, che si è poi rivelato un tumore e che ora è nonna felice e straimpegnata, alla mamma di una compagna di mia figlia. Con lei ho vissuto tutta la preoccupazione della diagnosi, l’apprensione per l’operazione e la gioia nello scoprire che era tutto a posto. Tolto il tumore non avrebbe neanche avuto bisogno di fare una chemioterapia pesante. Che bello passare attraverso dolore, fatica e preoccupazione e scoprire che la vita ricomincia! Noi abbiamo festeggiato con una bella cena tra amiche in un bel ristorante 😉

Noi donne siamo tartassate riguardo alla prevenzione: tutti ci invitano a tenerne conto. Io penso che ciò che ci può spronare maggiormente ad avere cura di noi stesse e ad affrontare un’ecografia, una mammografia, un’autopalpazione serenamente siano i dati. E’ vero, alcune mie amiche hanno sono morte di tumore al seno. Ma i dati forniti dalla Fondazione Veronesi sono incoraggianti: se preso all’inizio, si guarisce nel 98 per cento dei casi. Negli ultimi 20 anni, infatti,  i tassi di guarigione sono raddoppiati, e questo grazie sia a un netto miglioramento delle terapie che alla diagnosi precoce.

tumore al seno e ricerca #pinkisgood

Tumore al seno, sosteniamo la ricerca

In tutto ciò, lo sappiamo, la ricerca riveste un ruolo fondamentale, per la prevenzione, la diagnosi e le terapie. Io personalmente sono rimasta affascinata al sentire il racconto di un amico che sta facendo ricerca Il suo team ricerca il modo migliore per veicolare la terapia in modo tale che colpisca in maniera efficace le cellule tumorali e faccia meno danni  possibili al resto del corpo.

Come sostenere la ricerca? Dall’8 marzo, festa della donna, potete farlo anche attraverso il progetto Pink is good di Lines. Sulla home page del sito Lines trovate fino al 30 di giugno un contatore di minuti. Sono i minuti che Lines donerà alla Fondazione Veronesi per continuare la ricerca attraverso borse di studio per giovani medici. Noi potremo contribuire inserendo i codici dei prodotti Lines acquistati.

Io vi invito a navigare nel sito Pink is good di Lines non solo per donare (molto importante) ma per poter affrontare con serenità un argomento certo non facile come quello del tumore al seno. Donate e abbiate cura di voi!