Alla mamma a cui per strada cade sempre il ciuccio dalla parte sbagliata, ovvero direttamente in una pozzanghera, auguro giornate di sole, senza nemmeno una nuvola.

Alla mamma che guarda l’orologio e poi il proprio bambino e poi l’orologio, aspettando solo il momento di metterlo a letto, mentre sono ancora le cinque di pomeriggio. A te auguro che siano presto le nove, ma ti auguro anche di trovare il modo di goderti il tempo senza subirlo, di prendere la noia e l’inerzia alla sprovvista, di giocare d’anticipo. Di scoprire che il tempo è un alleato proprio come tuo figlio.

Alla mamma che ha appena partorito e si sente triste e più si sente triste più si sente in colpa, auguro di osservare il proprio figlio quando farà la prima risata di cuore: riderà fortissimo, con tutto il corpo, un’esplosione che lo prenderà di sorpresa, una sorpresa così insostenibile che lo spaventerà e finirà per farlo piangere. A volte la maternità è così, un “ridere nel pianto”.

Alla mamma che usa la propria saliva per tutto: per disincrostare i propri figli, per disinfettare chupa-chups caduti in terra, per ripulire ciucci finiti sotto il divano… auguro di ricevere in dono un pacco di salviette umidificate e dell’Amuchina, ché la bava sulla faccia è il mio incubo di bambina.

Al papà che controlla il sudore del proprio bimbo che gioca ai giardini, passando la mano sulla schiena dentro la maglietta. A te auguro una donna che come minimo ti porti la colazione a letto, te la meriti.

Al papà che ciondola inconsapevole auguro di trovare il proprio ruolo e di non sentirsi più un paio di mutandoni appesi sul filo teso tra madre e figlio.

Al papà che mi ha fatto la ramanzina “illuminata” perché ho dato a Lorenzo un disegno di Peppa Pig prestampato da colorare, “ché così si castra la creatività dei bambini, perché i bambini vanno fatti colorare fuori dagli spazi e non dentro un’icona del consumismo”. A te dicevo, auguro che tutta la creatività che i tuoi figli svilupperanno liberamente serva per colorare fuori dagli schemi delle tue mura dipinte con tinte naturali atossiche, un murales grande grande, di inestimabile valore pedagogico su cui campeggia la scritta: “meglio un Papà Pig che un Papà Pirla”.

Alla mamma che vorrebbe essere creativa, costruire castelli con i rotoli finiti di carta igienica, fare maschere con i piatti, vestiti carnevaleschi a mano, ma non ce la fa. Alla mamma che guarda Paint your life con gli occhi lucidi, con la consapevolezza del vorrei ma non posso, auguro di non sentirsi in colpa, probabilmente ha avuto genitori che le facevano colorare disegni prestampati di icone del consumismo. Inoltre mia mamma faceva i vestiti carnevaleschi a casa, era anche brava, ma io invidiavo con tutta me stessa le fatine in tulle e acrilico made in china.

Alla coppia di genitori che guarda felice il proprio bimbo, auguro di guardarsi sempre negli occhi.

Alla mamma che sono io auguro di ascoltare sempre quella vocina, che non è l’istinto materno, che non è il buonsenso. E’ una vocina insistente e acuta, la vocina dei miei figli.

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