Continua il nostro viaggio alla scoperta del mommyblogging. Questa settimana conosciamo Mammamsterdam, ovvero Barbara Summa, che vive in Olanda da 15 anni e scrive un blog rigorosamente in italiano: uno zibaldone di notizie, curiosità e ritratti acuti dei personaggi che popolano la vita frenetica e interessante di Barbara. Tra il lavoro da interprete, il teatro e i mille altri interessi, Barbara è una delle più prolifiche mamme blogger attualmente online, tiene aggiornatissimo il blog e risponde a tutti i commenti, caratteristica questa che rende immediatamente familiare un blog a chi lo segue. Perché un blog scritto bene diventa parte della tua vita e si crea un rapporto affettivo anche se virtuale. Cerchiamo di conoscere meglio Mammamsterdam:

Da quanto tempo vivi in Olanda, e come ci sei capitata?
Vivo fissa in Olanda dall’ottobre 1994, ci sono capitata con una borsa di studio Erasmus a Groningen nell’anno accademico 1990-91. In quel periodo ho conosciuto Berend, meglio noto come il capo, mi sono laureata prima di lui ed è stato quindi logico che fossi io a venire qui.

Da quando hai il blog, hai fatto nuove amicizie che hai poi coltivato nella vita reale?
Si e no. Ho conosciuto un sacco di persone simpatiche (molti blogger) e ci siamo coltivate reciprocamente per e-mail (e qui si potrebbe disquisire se un’amicizia per e-mail sia abbastanza reale) o su facebook (idem), mi hanno scritto un sacco di persone che sarebbero venute o erano ad Amsterdam e con alcuni ci siamo conosciuti, altri blogger sono andata a cercarli in Italia, compatibilmente con i miei tempi e spostamenti, sono cose che vanno e vengono e ritornano o a volte no.

Il problema fondamentale è che io scrivo in italiano, quindi mi leggono in molti dall’Italia, ma vivo in Olanda e già solo la logistica è un grosso scoglio per conoscersi di persona. Ma va bene uguale.

Qual era il tuo intento quando hai aperto il mammamsterdam?
Per me il blog era in primo luogo un esperimento e una piattaforma per portare avanti con altri mezzi quello che già facevo: tenere dei diari di maternità sui miei figli, iniziati quando ero incinta e portati avanti con l’idea di fissare certi momenti che poi passano e ti dimentichi, e soprattutto fare a loro la cronaca della loro infanzia e della mia maternità per quando saranno in grado di leggerla. È un po’ il mio testamento intellettuale ai miei figli.

Ad alcune amiche prestavo questi diari, magari quando erano incinte loro, per dargli un’idea di cosa mi passasse per la testa. Mi dicono tutti che la maternità mi ha cambiato enormemente, ecco, volevo condividere questo con loro.

Un blog è semplice, ci puoi mettere le foto, i video (questa devo ancora impararla, youtube non collabora) e soprattutto puoi condividerne i contenuti in modo passivo. Cioè, tu metti le tue cose, poi chi vuole ti legge. Inizialmente l’idea era di aggiornare in tempo reale la mia famiglia e i miei amici in Italia, ma questo è miseramente fallito, visto che mio fratello sostiene di non aver tempo di leggere (ma da quando siamo su Facebook ci risentiamo meglio, evidentemente un blog non gli è congeniale) e mia madre è e-illetterata, ma adesso si sta migliorando, segue un corso e ha cominciato a mandarmi mail, non dispero ci arrivi.

Poi è comunque arrivata la funzione catartica dell’avere un blog, ma questo è un fenomeno noto, quindi non devo aggiungere altro.

E’ rimasto lo stesso o è cambiato nel tempo?
È tanto cambiato, soprattutto per la consapevolezza di un gruppo di lettori, che anche se non è quello che mi immaginavo nall’inizio, mi gratifica moltissimo. Poi c’è lo scambio: un sacco di gente mi scrive chiedendomi informazioni sulla città in cui vivo, il che mi stimola a dargliele collettivamente (non è del tutto vero, rispondo a quantitativi enormi di mail, ma appunto, nei momenti caldi faccio prima a fare un post su richiesta).

Da mommy-blogging il mio e diventato una specie di zibaldone, è anche difficile classificarlo, perché chi cerca un blog specifico da me trova di tutto. Questo mi porterà nell’immediato futuro a cambiarlo di nuovo. L’hard-core di lettori mi legge più o meno indipendentemente da quello che scrivo, ma mi rendo conto che non vale per tutti, che non sto più solo scrivendo per me stessa e i miei e visto che ho deciso di scrivere per il mondo esterno, devo anche avere la cortesia di farlo in modo accessibile. È cambiato e cambierà ancora.