Come cambia il rapporto padri e figli maschio dopo la prima infanzia? Come evitare che diventi conflittuale?
Quando un bambino è piccolo vuole essere proprio come i suoi genitori: gli piace assomigliare loro, aspira a fare le cose che fanno loro e come loro. Questo percorso segna l’appartenenza, la prima tappa della crescita.
È molto importante in questi anni la presenza del padre, e che lui possa diventare un punto di riferimento: nei primi anni il papà è un eroe, un mito.
Ma con la crescita arriva anche l’individuazione, quel necessario percorso che mira a far diventare ogni individuo autonomo e consapevole di sé.
Con l’adolescenza (già a partire da 9-13 anni) i figli non vogliono più fare le cose “proprio come mio padre”.
Può essere difficile per alcuni genitori adeguarsi a questo cambiamento, eppure il mantenimento di una vicinanza, proprio in questi anni di transizione, determina un migliore rapporto a lungo termine ed impedisce che alcuni divari diventino più difficili da colmare.
Conflitti padre-figlio adolescente: come reagire al cambiamento
- Mostrarsi sinceramente interessato alle passioni del figlio, anche se diversi dalle proprie.
Questo non significa assecondarlo in ogni desiderio, fingere di essere diversi da ciò che si è, rinunciare, insomma, alla propria identità o al proprio ruolo di padre. Significa, piuttosto, tentare di mantenere un atteggiamento di curiosità, un interesse attivo, il desiderio di comprendere la direzione verso cui un adolescente si muove.
- Cercare di ascoltare la sua musica
I bambini ci riempiono di orgoglio cantando in auto le “nostre” canzoni, ma crescendo, ad un tratto, sembra che vogliano provocarci con brani “terrificanti”.
Anche in questo caso, sembra che le posizioni si invertano: non è più il figlio che cerca di imparare dal padre, ma il padre che deve cercare di capire chi è suo figlio, anche attraverso le sue preferenze musicali, anche divergenti dalle proprie.
Adolescenza: un’occasione di crescita per tutta la famiglia
La crescita dei figli non è solo un momento di conflitto. L’adolescenza è un evento che coinvolge tutta la famiglia, non solo il ragazzo, ed è per questo che va vissuta come momento di apprendimento.
Forse per un adulto può sembrare strano dovere nuovamente mettersi in discussione, non ci hanno insegnato a vederla così, ci hanno invece detto che l’adolescenza è come “una malattia”, e che prima o poi passa. In realtà è molto di più.
L’adolescenza è un momento di cambiamento anche per i genitori: l’approccio che abbiamo può fare la differenza.
Quando il ragazzo sarà adulto, sarà bello per un padre mirare alla complicità con lui, nel rispetto delle differenze.
Per questo è importante guardare nostro figlio come qualcuno che ci offre un punto di vista diverso (sul mondo, o su noi stessi), piuttosto che come un avversario da battere. Le inevitabili divergenze potranno essere usate per imparare di più l’uno dall’altro.
In una relazione padre-figlio in cui si è mantenuta l’autostima e il rispetto reciproco, il conflitto non sarà mai così grave.
In una famiglia, vale il principio che “quando uno vince, tutti vincono”. Le lotte di potere, il tentativo di controllare la vita dei figli (sul rendimento scolastico, o sul tempo libero, o sulle scelte che fanno), la presunzione di avere ragione, scavano invece un divario incolmabile.