Il neonato conosce il mondo nuovo in cui è uscito con tutto il proprio essere, che sgorga dall’acqua e che, privato di questa protezione, risulta estremamente sensibile in tutte le percezioni. 
Il suo tatto è di una sensibilità che noi abbiamo dimenticato: ricordate che esso è il primo senso del bambino, attivo quasi dall’inizio della gestazione. E’ quindi eccezionalmente sensibile, anche perché a lungo è stato, insieme con l’udito, l’unica guida del bambino nel buoi del ventre materno. Noi adulti siamo “visto-centrici” e recuperiamo oltre l’80% delle informazioni sul mondo esterno attraverso gli occhi. Per il neonato la vista è un senso relativamente nuovo, di cui impara ora a servirsi: come le persone cieche hanno invece sviluppato enormemente gli altri sensi. Quindi quando lo toccate, la sua percezione è molto più sottile e significativa del nostro negletto senso del tatto.

Come tutti i piccoli animali, il fiuto è una guida di cui non potrebbe fare a meno: il neonato memorizza immediatamente l’odore vostro e dell’ambiente in cui è immerso.
 
L’udito è attivo sin dal quarto mese di gestazione: alla nascita risulta un senso potenziato perché non c’è più l’attutimento del liquido amniotico. Il vostro bambino è davvero tutto orecchi, e percepirà anche il vostro bisbiglio.
 
A chi ancora non lo avesse letto, voglio consigliare il libro “Per una nascita senza violenza” di F. Leboyer, che ci ricorda di rispettare l’acuità e la delicatezza dei sensi del bambino, così tesi e sensibili nel momento della nascita. Tutta questa sensibilità dovrebbe essere dedicata alla madre, alla creazione del legame con lei, anziché distratta da mani sconosciute e manipolazioni poco rispettose. Bisognerebbe, come ci ricorda Leboyer, osservare questo momento sacro e cercare di adeguarci alle percezioni del bambino, che ha bisogno di essere raccolto con grande attenzione e posto il prima possibile ove tutti i suoi sensi possano comunicargli che è “ancora a casa”, con la sua mamma.

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