Ho allattato i miei due figli piuttosto a lungo, in maniera esclusiva per i primi sei mesi, e poi ho continuato ad allattarli ancora per parecchio tempo. Ho avuto la fortuna di non avere problemi, del tipo : “si attacca, ma non cresce abbastanza” , oppure, “fa fatica ad attaccarsi”, oppure ancora, “si attacca male, causando ragadi”.

Niente di tutto questo. Ho avuto solo qualche ingorgo, ma quando l’allattamento era ormai tranquillamente avviato, e che si è risolto senza particolari problemi.

I vantaggi dell’allattamento al seno rispetto a quello artificiale sono innumerevoli. Il latte materno è più nutriente, saporito, sano, ricco di sostanze nutritive rispetto a quello artificiale. Purtroppo  – o per fortuna? – non è stato ancora possibile creare in laboratorio un sostituto altrettanto ricco del latte materno, perché quest’ultimo cambia sapore a seconda di quello che la mamma ha mangiato, educando il piccolo al gusto, contiene anticorpi, varia a seconda del momento in cui viene emesso (il primo latte di una poppata è più fluido, zuccherino e dissetante, l’ultimo è più grasso e più nutriente), a seconda del momento delle giornata e anche in base allo stato d’animo della mamma.

Se una mamma fa poppare un bambino appena nato stimola la produzione di endorfine e crea subito quell’attaccamento che sarà fondamentale per la sua sopravvivenza e crescita; aiuta inoltre il suo utero a contrarsi, in modo che espella la placenta e a torni piano piano alla sua dimensione originaria.

L’allattamento al seno è inoltre, secondo me, infinitamente più pratico: non occorre sterilizzare niente, non servono biberon, tettarelle, pentolini. Si può allattare comodamente sedute o distese, e l’aumento di endorfine favorisce, oltre all’attaccamento, anche il rilassamento.

Esiste fortunatamente anche il latte artificiale, ma dovrebbe essere suggerito a mio avviso solo a chi non vuole – per scelta personale – oppure non può allattare. Tutte quelle donne che invece desiderano allattare dovrebbero essere sostenute, rassicurate, accompagnate all’inizio del loro percorso di mamme.

Purtroppo questo non succede ancora, almeno non dappertutto, e non tutto il personale medico dà lo stesso tipo di sostegno. Neonatologi, pediatri e puericultrici spesso non sono sufficientemente informati, o non hanno alcun interesse a promuovere l’allattamento al seno. Più pratico è per loro preparare il biberon, strutturare l’alimentazione della giornata in base a rigidi quantitativi e orari, piuttosto che incoraggiare le mamme ad attaccare i loro piccoli al seno.

Per fortuna in ospedale ci si può rivolgere alle ostetriche, che in genere sanno dare le informazioni giuste, e – una volta rientrati a casa – si possono contattare le consulenti del latte, disponibili a seguire e sostenere le mamme nell’allattamento.