La vita dei bambini che vivono in carcere con le loro mamme detenute, non è uguale a quella di tutti gli altri bambini: loro non vanno a giocare al parco, non vanno al mare in estate e non fanno un giro in bicicletta all’aria aperta, un’infanzia difficile che segnerà la loro vita per sempre.

La legge italiana, consente alle mamme di portare con sé i propri piccoli per evitare il dramma della separazione, ma i bimbi sono costretti a vivere in un ambiente poco accogliente e non adatto alle loro esigenze. Oggi, dopo l’indulto del 2006, i bambini che vivono in carcere con le loro mamme sono un po’ meno ma sono comunque tanti.

Quest’anno, un team di pediatri dell’Istituto di Clinica Pediatrica dell’Università Cattolica-Policlinico Agostino Gemelli di Roma, per la prima volta, sono entrati nella Casa di reclusione di Rebibbia per valutare le condizioni di salute dei neonati che vivono in carcere. A Rebibbia si concentra la maggior parte di questi bambini sfortunati. Lo studio è stato pubblicato sull’ultimo numero dello Scandinavian Journal of Public Heallth.

Il primo dato che i pediatri hanno misurato riguarda l’età gestazionale, cioè la durata della gravidanza: ben il 20% dei bambini che vivono in carcere ha avuto un’età gestazionale di meno 37 settimane (durata media di una gravidanza), a confronto, solo il 5% dei bambini in Italia nasce prematuro.

Un altro fattore importante riguarda l’allattamento: circa il 70% delle mamme che vive in carcere decide di allattare, ma in carcere l’età di svezzamento è più precoce. Infatti, normalmente le mamme iniziano a svezzare i piccoli a 5 mesi, mentre le mamme detenute iniziano prima: questo dato non è positivo perché può predisporre al rischio di ipertensione e obesità. Inoltre l’interruzione anticipata dell’allattamento può aumentare il rischio di allergie e intolleranze alimentari.

Altro dato, un po’ allarmante, riguarda le vaccinazioni obbligatorie: solo il 14% dei bambini in carcere viene regolarmente vaccinato, mentre in Italia il 100% dei bambini viene vaccinato.

A questo punto, la riflessione nasce spontanea: è possibile che in un Paese civile questi dati vengano fuori solo nel 2009? A voi la parola.