In queste settimane di iscrizione scolastica si consuma il dubbio di parecchi genitori circa la decisione di avvalersi della possibilità di mandare il proprio figlio a scuola a cinque anni. Io rientro in questa categoria di genitori visto che mio figlio compie gli anni in gennaio, e avrei quindi a suo tempo potuto di decidere di anticipare di un anno la sua entrata nel mondo scolastico.

Premetto subito che la decisione presa di comune accordo con mio marito, in seguito anche alla consultazione con le educatrici della materna, è stata quella di aspettare che il bambino avesse compiuto i sei anni.

Sul peso di questa decisione ritengo che un ruolo fondamentale lo giochi la conoscenza che un genitore ha del proprio figlio; quello che intendo dire è che la possibilità dell’anticipo esiste, ma non per questo deve essere scelta a priori.

Ci sono infatti vari elementi da valutare ai fini di una decisione: primo fra tutti l’eliminazione di una scelta basata esclusivamente sulle capacità intellettive di un bambino. A parte casi di deficit o lacune a livello di apprendimento, elementi che non rientrano in queste riflessioni, ogni bambino offre una gamma diversa di maturità emotiva o motoria che solo raramente viene presa in considerazione.

Faccio l’esempio di mio figlio: brillante nell’apprendimento, difficilmente riusciva a stare seduto per un tempo prolungato, come invece la scuola richiede. E’ stato quindi per me abbastanza scontato rispettare i suoi tempi.

Ma mi rendo perfettamente conto che tanto scontato non sempre lo è: conosco qualche mamma che, vedendo i propri figli saper magari già timidamente leggere e scrivere l’ultimo anno della scuola materna, hanno deciso di conseguenza l’iscrizione alle scuole elementari con un anno di anticipo. Non hanno però saputo vedere che quegli stessi loro figli non avevano ancora raggiunto una maturità a livello di relazione con i compagni, fattore non prioritario all’asilo ma importante a scuola, dato che il lavoro di gruppo assume valore fondamentale.

Certo, vale anche il contrario: amici di mio figlio hanno iniziato la scuola a cinque anni e stanno conducendo un percorso scolastico di successo. Dico questo per affermare che alla base di questa decisione deve innanzitutto pesare la valutazione dei tempi del proprio figlio, il suo livello emotivo, relazionale, non tanto o solo quello sulle sue capacità, diciamo così, “didattiche”, e questa valutazione può avvenire solo se conosco mio figlio a 360 gradi.

Certo è difficile non aspettarsi dai propri figli successo in quello che intraprendono ma quello che noi genitori dobbiamo forse domandarci riguardo ad un tale tipo di decisione sia quanto venga presa in relazione a quanto io, come genitore, mi aspetto essere “il meglio” per mio figlio o quanto sia oggettivamente “il meglio” per lui.

E’ indubbiamente molto difficile riuscire a stabilire questa linea di demarcazione ma è certamente una conquista che potrà poi essere di enorme vantaggio in qualsiasi altra richiesta decisionale la vita ci porterà a compiere: fare un passo indietro, chiedersi “sto decidendo in base alle mie aspettative sulla vita di mio figlio o in base a quello che mio figlio può o vuole dare?”